Rif.: At 5, 27-41; Sal 30; Ap 5, 11-14; Gv 21, 1-19
Le letture ci offrono tre diversi momenti inerenti la vita della Chiesa. Nella prima lettura ci rendiamo conto che, dopo la Resurrezione del Signore, la fede in Lui va proclamata, annunciata, testimoniata anche a prezzo della vita. E’ il cammino arduo della Chiesa che, mentre conta sempre più numerosi fedeli, deve scontrarsi con la mentalità dei burocrati, dei politici e degli ambienti religiosi. E’ l’inizio di una persecuzione mai estinta che ancor oggi prosegue. E’ il tempo drammatico in cui dimostrare a Dio e agli uomini che ci si è pienamente conformati a Cristo, è il momento della sofferenza accettata “con letizia” perché quella sofferenza ci avvicina a Cristo nel dolore e nell’obbedienza, nella mitezza e nell’accettazione. Questa la realtà della Chiesa fatta sì di uomini peccatori dai passi incerti, ma anche di martiri e di santi, di profeti e di apostoli, di missionari e di gente comune che silenziosamente prega e offre le proprie sofferenze, alleva figli nella fede e nel timore del Signore, dà esempio di carità e di perdono. Questa Chiesa che noi credenti viviamo e di cui siamo parte integrante muove i primi passi appena dopo la resurrezione del Signore e riceve da Lui un capo e una missione. Questo è quanto leggiamo nel Vangelo di questa domenica.
Gesù è risorto! Gli apostoli hanno ormai acquisito la certezza di questo straordinario evento, ciononostante la loro vita non sembra cambiata, la normalità prende il sopravvento e il Vangelo li coglie in un giorno di lavoro quando, stanchi e demotivati, stanno tornando a riva senza aver pescato nulla. Sarà al contrario un giorno speciale, il Signore li attende sulla riva, chiede del cibo ma poi è Lui ad offrirne: dona loro una pesca straordinaria. In un primo momento, tranne Giovanni, nessuno riconosce il Signore, poi ciascuno in cuor suo “sa bene che è il Signore”.
L’evangelista, infatti, vuole dirci che dalla Risurrezione in poi l’incontro con Gesù non è più un fatto fisico: l’aspetto mutevole del Risorto, il fatto che i suoi non lo riconoscano ci dice che è iniziato il tempo della fede e dell’Eucaristia. E’ infatti con i simboli eucaristici del pane e del pesce che Gesù accoglie gli apostoli sulle rive del lago. E allora si comprende perché gli uomini non hanno potuto offrigli nulla da mangiare: è, infatti, sempre e solo il Signore che può offrirsi in cibo. Nell’Eucaristia noi siamo chiamati a riconoscerlo, a “sapere bene” che in quel pane e vino consacrati c’è il Signore in tutta la sua umanità e in tutta la sua divinità. E’ in questi elementi che Egli si dona al nostro cuore e ne apre le porte con la chiave del suo amore.
E di amore Egli parla con Pietro: il mandato che gli conferisce può scaturire solo dall’amore per il Maestro, per la sua missione, per la Croce che Egli ha affrontato e che attende Pietro e ciascuno di noi (chi vuol venire dietro a me prenda la ogni giorno la sua croce e mi segua). Solo dopo che Pietro ha dichiarato tutto il suo amore, Gesù gli affida la guida del gregge, del popolo di Dio che Gesù si è acquistato e che nutre con la propria vita. Poi segue il perentorio invito di Gesù “Seguimi” rivolto a Pietro e a chi vuole aderire a Lui profondamente, a chi si rimette all’amore che ci dona e se ne lascia travolgere, a chi è pronto a testimoniarlo con i fatti e non con le parole in ogni situazione di vita. Pietro è ormai pronto, con lui inizia il cammino terreno della Chiesa, un cammino che procede sulle orme insanguinate e gloriose del Signore Crocifisso e Risorto. Un cammino che si concluderà nei cieli quando potremo cantare inni di lode e di gloria “all’Agnello che è stato immolato e che è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione”. Amen.
L.R.