Rif.: At 13,14.43-52; Sal 99/100,2-3.5; Ap 7,9.14b-17; Gv 10,27-30
In un mondo che pare conoscere solo la violenza è difficile parlare di pace, in un mondo governato dall’odio è ancor più difficile parlare di amore. Assistiamo così al bullismo nelle scuole, alla violenza e alle morti dei bambini, allo stupro delle donne, alle guerre fra popoli, al terrorismo sulle strade, all’esibizione del lusso volgare e spudorato di cui la malavita si circonda. Ed in questo caos di vizi che sembra prevalere su ogni virtù, ci viene incontro la IV domenica di Pasqua, la Domenica del “Buon Pastore”, fornendoci un itinerario liturgico che si svolge all’insegna della sequela e della fede in Cristo che, da buon Pastore, guida le sue pecore alla fonte della vita. Il Signore parla dei suoi fedeli, cioè di noi, come di pecore che, ubbidienti al richiamo del pastore, docilmente lo seguono. Le pecore si sentono confortate dalla sua rassicurante presenza, non gli oppongo resistenza, non gli chiedono di andare altrove, ma seguono senza chiedere né chiedersi perché o dove o quando. Seguire e basta, un’impresa titanica per noi che siamo ribelli e diffidenti per natura, che chiediamo a Dio e agli uomini di darci spiegazioni, di ascoltare le nostre richieste, che vogliamo imporre le nostre idee, che rivendichiamo il diritto di scegliere quello che ci pare meglio. Seguire … Un verbo difficile da coniugare, ma è quello che Gesù chiede: “Seguimi” ha detto a Pietro la scorsa domenica ed oggi dice di ciascuno di noi: “esse mi seguono”. Cristo dunque si aspetta di essere seguito e per ognuno ripete: “seguimi” un imperativo che attende in risposta un’adesione incondizionata, ma è anche una promessa.
Seguimi perché nessuno ti strappi dalle mie mani, seguimi perché camminando con me il tuo cammino sarà più sicuro e meno faticoso, seguimi perché la meta che ti propongo è vita, vita eterna ed incorruttibile, seguimi perché ho dato la vita per te, per liberarti dal peccato, dalla morte, dal male di ogni genere, ho dato la vita perché tu fossi vivo e felice in eterno, con me, sempre … Seguimi perché prima di essere il tuo Pastore, per amor tuo sono diventato Agnello sacrificale.
Le mie pecore conoscono la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna ed esse non andranno perdute.
Sono le parole di Gesù che ci rassicura, che sorveglia, guida, chiama e la sua voce è inconfondibile perché è la stessa voce dell’uomo, Voce di Dio che si è fatto uomo, Voce debole come quella di un agnello, disperata come quella di una pecora che cerca il proprio figlio, richiamo di Dio che dall’eternità ci cerca e ci segue, che dall’eternità scruta i nostri cuori e vi legge il bene e il male. Voce che risuona nel buio della notte, nell’intimità delle coscienze e dice cose che solo una conoscenza profonda può dire, una conoscenza simile a quella che ha il pastore delle sue pecore che di ognuna conosce la storia, il nome, la forza, le difficoltà.
O Cristo, buon pastore, che di noi vieni in cerca nei luoghi impervi della disperazione, della malattia, delle afflizioni, donaci l’attenzione necessaria per ascoltare la tua voce, per riconoscerti e seguirti, per andare dove tu ci conduci con la gioia di saperci da te protetti e la fiducia dei bimbi che si affidano alla loro madre.
L.R.
Fot. Mohamad Babayan/Unsplash.com