Rif.: At 15, 1-2.22-29; Sal 66,2-3.5.,6-8; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29
Ritroviamo ancora una volta Gesù nel Cenacolo durante la Cena di addio, riascoltiamo le sue parole che questa volta promettono l’invio dello Spirito Santo che “insegnerà ogni cosa e ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Lo Spirito Santo infatti, dopo la Pentecoste, diverrà figura fondamentale nelle vicende della Chiesa, Egli guiderà il popolo di Dio, lo istruirà in maniera del tutto nuova. E’ per opera dello Spirito Santo infatti che ogni parola o azione di Cristo ha il duplice valore di “buona notizia” e di “istruzione” necessaria a vivere con coerenza la propria fede in Lui.
Ne è esempio prezioso l’episodio riportato dalla Prima Lettura. Un gruppo di persone, non meglio identificate, né incaricate da alcuno, diffondono la voce che sia necessario circoncidersi per ottenere la salvezza. Paolo e Bàrnaba si ribellano a questa affermazione. La questione, molto più importante di quanto appaia, viene sottoposta al consiglio degli Apostoli e degli anziani di Gerusalemme, che nel 49 d.C., circa, si riuniscono per la prima volta in solenne Concilio. Storiche anche le conclusioni:
1) La Chiesa riconosce come sua unica ed indiscussa guida lo Spirito Santo: “Abbiamo deciso, lo Spirito santo e noi”. (I lett.)
2) Non è il segno inciso nella carne a donare la salvezza e nemmeno le opere dell’uomo, la salvezza è dono gratuito che il Signore, morto e risorto, elargisce a tutti coloro che credono in Lui.
3) I cristiani che fino a quel momento avevano gravitato nel Tempio e nelle sinagoghe, si riconoscono completamente svincolati dalle prescrizioni dell’ebraismo.
4) Nuovo è anche il segno che si imprime indelebilmente nell’anima del cristiano fin dal suo Battesimo ed è il segno della Croce! E’ con essa che Cristo ha riscattato l’uomo, perdonandolo in vista dell’eternità.
Da sottolineare che tutto è stato rimesso nelle mani degli Apostoli, tutti si sono affidati al loro parere. Allora come oggi, i credenti sanno che la Chiesa non è fondata sulle umane opinioni ma sull’assistenza continua dello Spirito che “ricorda ed istruisce” (Vangelo), vivificando lungo i secoli il Magistero terreno della Chiesa. Magistero preposto a vigilare affinché nulla inquini l’insegnamento del Vangelo, una responsabilità senza pari, un compito che non ha eguali, tant’è che la città eterna verso la quale ci dirigiamo si fonda proprio sui Dodici Apostoli (II Lett. ).
Si comprende allora meglio anche l’altra affermazione del Vangelo: “se uno mi ama osserverà la mia parola..”. L’amore che Dio ci chiede non si basa sul sentimentalismo, l’obbedienza richiesta non è servilismo, ma imitazione di Cristo che per amore si fece obbediente fino alla Croce. In continuità con il comandamento della scorsa domenica: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, Gesù ci parla di un amore che trascende l’umana comprensione, che mai sarebbe possibile raggiungere senza l’aiuto dello Spirito Santo. E’ l’amore che ha formato tutta la vita terrena di Gesù è l’impensabile dimensione di chi dimentica se stesso per riconoscere la dignità degli altri, di chi sa morire per la salvezza dei nemici, soffrire per salvare coloro che lo torturano, di chi perdona coloro che lo crocifiggono e prega per coloro che lo dimenticano e lo disprezzano.
E con umiltà facciamo nostra la preghiera di Colletta II: “O Dio che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il Spirito, perché richiami al nostro cuore tutto quello che il Cristo ha fatto ed insegnato e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere”.
L.R.