Rif.: At 2,1-11; Sal 103; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23b-26
“Come un vento che si abbatte impetuoso…, apparvero lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su di loro…” E’ la Pentecoste giorno in cui la discesa dello Spirito Santo inaugura il cammino della Chiesa e feconda il seme di salvezza e perdono che Cristo ha portato al mondo. Il modo con il quale lo Spirito Santo si manifesta ci parla di vento e di fuoco due elementi che in natura si completano: è infatti il vento che permette la fecondazione delle piante e che, in maniera misteriosa, dona suono di canto alla natura facendo stormire le foglie in primavera e facendole volare dagli alberi quando sono ingiallite affinché la natura si rinnovi e ritrovi il suo splendore.
Poi c’è il fuoco che brucia e purifica, distrugge e rinnova, cambia lo stato degli elementi rendendo vapore ciò che è liquido, liquido ciò che è solido e cenere ciò che sembrava indistruttibile. Se riflettiamo sono proprio queste le azioni dello Spirito Santo che, come vento, viene a “spingere” gli apostoli fuori del Cenacolo perché inizino a spargere nel mondo il seme della Parola che hanno ricevuto. Come fuoco lo Spirito Santo infiamma i loro animi trasformando la loro paura in coraggio, il loro timore in ardore e fa annunciare le parole e le opere di Cristo con fervore e convinzione. Così che l’annuncio diviene missione da compiere fino al martirio.
Non si esaurisce qui il compito dello Spirito Santo, Gesù infatti lo aveva definito “Paràclito” termine greco dal molteplice significato di Consolatore, Difensore, Avvocato ed anche come “colui che vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Viene lo Spirito Santo attuando la promessa di Cristo, viene a consolarci dell’assenza visibile del Signore e a darci certezza della sua presenza reale nella Eucaristia, nella Parola, nei sacramenti.
Viene lo Spirito Santo a difenderci agli occhi del Padre, a giustificare le nostre mancanze, a santificare le nostre azioni, a donare parole alla preghiera, anzi viene a pregare in noi con “gemiti inesprimibili”. La Pentecoste è il momento in cui per mezzo dello Spirito Santo Dio viene ad abitare in noi. Una realtà misteriosa ed esaltante che ci trasforma fin d’ora in figli di Dio “e se siamo figli siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo” (II lett.).
Viene lo Spirito Santo a rendere oggetto di fede e di speranza il mistero dell’amore sconfinato di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, fatto pane e vino per nutrirci con il suo Corpo e il suo Sangue. Tutto ciò che Cristo ha fatto e detto acquista una luce nuova e comprendiamo che la sua parola è elemento vivo che dà vita e deve diventare vita vissuta. Parola che non può essere dimenticata perché non ci si dimentica di vivere e di amare. Parola che, alla luce dello Spirito, annunciata diviene comprensibile, vissuta diviene testimonianza credibile, perseguitata acquista forza dirompente. Se oggi, qui riuniti, possiamo celebrare le meraviglie di Dio dobbiamo allo Spirito la fiducia di poterlo chiamare: Abbà, Padre!
L.R.
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