Rif.: Ger 38,4-6.8-10; Sal39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-57
Molte volte, nella Scrittura, Dio rassicura l’uomo e lo esorta ad avere fiducia, a sperare, a non temere. Trovarsi però in situazioni estreme o addirittura di persecuzione significa fare una scelta che richiede una grande forza d’animo. E’ il caso del profeta Geremia che, nonostante i divieti e le ingiuste accuse continua ad annunciare la Parola di Dio profetizzando la caduta di Israele e l’esilio in Babilonia. Egli non tiene all’opinione altrui, né vuole ingraziarsi i potenti, ma segue la verità che Dio gli comunica e la proclama con coraggio. Le gelosie di corte giocano a suo sfavore e Geremia verrà calato in una cisterna piena di fango senza mezzi di sussistenza, destinato ad una morte certa.
Un eunuco della corte ha stima e pietà di lui, riconosce l’ingiustizia della condanna ed intercede presso il re salvandolo. Un episodio ricco di significato che ci introduce alla comprensione del brano evangelico nel quale Gesù afferma, sorprendendoci, di essere venuto a portare non pace, ma divisione. La divisione cui Gesù allude è infatti dovuta alla scelta di stare dalla parte di Dio o dalla parte di noi stessi.
La vicenda di Geremia ci fa riflettere: spesso infatti condanniamo ed allontaniamo colui che ci dice ciò che non vogliamo ascoltare. Le brutte notizie non ci fanno piacere, preferiamo percorrere le comode strade dell’abitudine e diamo valore solo alle nostre opinioni chiudendo il parere altrui in un categorico rifiuto. Emerge, in un simile atteggiamento, il desiderio di mettere a tacere la voce di chi ci rimprovera e ci ammonisce. Le parole di chi parla in nome di Dio infatti scendono in profondità, interrogano la coscienza, illuminano azioni e motivazioni che avremmo volentieri tenuto nascoste. Così denudata l’anima è priva di ogni ornamento, rifugio o scusa ed è inutile ogni tentativo di nascondersi. Ritorna l’antica situazione di Adamo che si nasconde alla voce di Dio. Allora si critica, si condanna e si tenta di mettere a tacere la voce di chi inquieta le nostre coscienze e rende scomoda la vita parlando di ciò che è giusto e retto agli occhi di Dio. E’ una questione di scelta! Questo il tema della Liturgia, questa la divisione di cui parla Gesù nel Vangelo.
Scegliere Dio è impegnativo e rischioso a volte porta perfino alla morte, fu la sorte di Geremia, della maggior parte dei profeti e di Cristo, è oggi la sorte della Chiesa. Sono molti quelli che si sentono infastiditi da un appello che ci chiama a “correre con perseveranza la corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”, e, preferendo attaccarsi al proprio punto di vista, assumono un atteggiamento da miscredente. Altri invece seguono senza riserve quella voce che anima e incoraggia, rassicura ed esorta. Il loro sguardo non si volge indietro e riconoscono in Cristo la sola guida certa per andare al Padre.
La divisione che Gesù annuncia, quella fra padre e figlio, tra figlia e madre, tra suocera e nuora, deriva proprio dalla Croce di Cristo. Penetrata nella storia, ne ha diviso il tempo e le opinioni. Essa è misura della nostra fede, nella Croce alcuni vedono l’amore di Dio che vuole salvarci, altri solo un uomo crocifisso come un delinquente dell’epoca, magari condannato ingiustamente perché in effetti ha sempre parlato di amore, di perdono, di pietà, ma si sa che queste sono solo utopie. Come si fa ad accogliere chi non si conosce, a dividere il pane quando vogliamo anche il companatico? Accogliere e perché mai? Non sarebbe meglio che ognuno restasse al suo posto scomodo o arretrato o in guerra che sia, senza recare fastidio e problemi agli altri? Perché non abortire quando una nuova vita potrebbe limitare la carriera, impedire il successo? Perché tenere in vita chi soffre ed è già avviato alla morte? Quando curarlo e soprattutto dargli conforto richiede tanto tempo e tanta, tanta dedizione? Perdonare? E la nostra dignità, il nostro orgoglio che fine farebbero?
Si potrebbe continuare all’infinito adducendo le nostre ragioni e i nostri diritti, ma guardando quell’Uomo nudo che ha rinunciato ad ogni diritto, che si è fatto crocifiggere per noi, solo per noi, viene da chiedersi: “Ma Lui come la pensa?”.
La risposta interroga e divide le coscienze ……
L.R.
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