1 Ts 2,2b-8; Sal 22; Gv 21,15-17
Oggi la liturgia ci propone la scelta tra due brani di Vangelo nei quali si parla di Pietro, del suo compito di capo degli Apostoli e della sua relazione con Gesù. Il primo brano ci narra la professione di fede di Pietro che dichiarò a Cristo: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16). Il secondo brano, invece, ci racconta la triplice confessione di amore di Pietro, quest’ultimo brano viene suggerito dalla Chiesa per celebrare la memoria liturgica di san Giovanni Paolo II.
In entrambe queste pagine di vangelo notiamo che Pietro è confermato capo degli apostoli e leader della Chiesa: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” ed anche: “Pasci le mie pecorelle”. La responsabilità di sostenere l’edificio spirituale della Chiesa e il compito di condurre le pecore ad un adeguato pascolo spirituale indicano che la missione di Pietro è innanzitutto servizio che si trasforma in amore verso gli altri: “La fede si attua mediante la carità” (Gal 5,6) scriverà s. Paolo ai Gàlati.
Ed è proprio in questo modo che Giovanni Paolo II realizzò il suo ministero petrino, mostrando al mondo che la fede è una forza che spinge ad amarci vicendevolmente. E’ la fede in Cristo che si fa servizio, aiuto, accompagnamento, sostegno del fratello e sorella indeboliti. Una fede che conserva la verità di Cristo e si esprime nella carità.
Quando, quarant’un anni fa Paolo II iniziò ufficialmente il suo pontificato sulla piazza davanti alla Basilica di San Pietro, invitò credenti e non credenti ad aprire le porta a Cristo, egli disse: “Cristo sa cosa c’è dentro l’uomo. (…) Così spesso l’uomo è incerto del senso della sua vita su questa terra. E’ invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. (…) Vi prego – aggiunse il papa polacco – permettete a Cristo di parlare all’uomo”. Questo vuol dire: non perdete la fede in Cristo, non stancatevi in approfondire la vostra formazione religiosa, non distruggete l’autorità della Chiesa. Senza la vera fede non c’è amore forte ed invincibile.
André Frossard, giornalista francese, confessò poi che ascoltando queste parole, gli parve di intravedere, nella persona di Giovanni Paolo II, vivo, lo stesso Pietro, pescatore di Galilea. Egli sentì nella freschezza delle parole che annunziavano Cristo, la stessa voce di Pietro confermato nel suo ministero dallo stesso Gesù. “Ho pregato per te – disse Cristo a Pietro – perché non venga meno la tua fede. E tu, quando sarai tornato, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).
Rileggendo gli Atti degli Apostoli notiamo anche che Pietro rispose generosamente alla sua missione annunziando il Vangelo con grande forza e coraggio. E con coraggio, di fronte al Sinedrio, disse: “Vi pare giusto davanti a Dio obbedire voi piuttosto che a Dio? Infatti, noi non possiamo non parlare di ciò che abbiamo visto e sentito” (Atti 4,20).
Tutte le testimonianze apostoliche ci dicono che la fede va abbracciata non solo con la mente e la volontà, ma anche con tutto l’amore del cuore. Tutti siamo invitati a testimoniare la nostra fede e a confermarla con le opere di carità. Anche san Paolo nella prima lettura ci incoraggia a testimoniare la propria fede con la vita. In questo modo si costruisce la comunità della Chiesa: “Siamo stati amorevoli in mezzo a voi come madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari”.
Queste parole possono anche esprimere bene la vita e il ministero petrino di san Giovanni Paolo II che seppe essere padre nella fede che insegna, protegge, guida e fratello che condivide i problemi e le sofferenze degli uomini, dà buoni consigli e ci accompagna.
Ancora una volta oggi ci affidiamo alla sua intercessione.
Don Andrea Dobrzyński