Rif.: Is 35, 1-6a.8a.10; Sal 145; Gc 5, 7-10, Mt 11, 2-11
In questa domenica che, fin dall’antifona di ingresso, ci invita alla gioia per la prossima venuta del Signore, si erge imponente la figura del Battista: monito ed esempio in questo tempo d’Avvento. Mandato dal Signore ad annunciare la venuta di Cristo, egli ne avverte la presenza fin dal grembo materno, lo riconosce sulle rive del Giordano confuso tra la folla dei peccatori: “in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete ” e lo addita al mondo: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Di Giovanni Gesù parla come: “il più grande fra i nati da donna”. E la statura del Battista è indubbiamente gigantesca: ritiratosi fin dalla più tenera età nel deserto, visse una vita di penitenza e di solitudine, cercando solo il contatto di Dio; alla Sua ombra visse fino a quando non lo ritroviamo sulle rive del Giordano a predicare un battesimo di pentimento e conversione. La sua vita austera, la dedizione a Dio, la schiettezza di fronte ai potenti, quel suo strenuo coraggio proprio del martire, rischiano di allontanarlo, di renderlo simile ad un supereroe. Giovanni è invece uomo tal quale ad un altro perciò ci è di esempio, niente di soprannaturale in lui, egli è grande della grandezza di chi si affida totalmente a Dio e da Lui si lascia docilmente plasmare. In questo consiste il suo esempio: nella docilità a Dio, nell’attesa di Cristo, nell’annunciarlo al mondo con forza e coerenza di vita. Tutti siamo chiamati come Giovanni a vivere una vita che indichi a tutti la presenza di Cristo fra noi e in noi. Giovanni è nell’avvento la melodia di un canto di fede e di speranza che annuncia il Signore vicino, anzi già presente in mezzo a noi. Ed oggi, al termine della sua vita, ritroviamo il Battista in carcere, come aveva profetizzato: “Lui deve crescere io, invece, diminuire” (Gv 3,30).
In queste sue ultime ore Giovanni si interroga e interroga Cristo: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?” Inutile indagare sul senso di questa domanda che appartiene all’intimità di Giovanni. Possiamo però pensare che egli si interroghi come qualunque altro uomo nella sua ora finale, il dubbio non riguarda Dio, ma se stessi e l’autenticità delle proprie scelte. Abbiamo seguito veramente Dio o qualcuno altro? In noi è prevalsa la verità o la suggestione? Gesù lascia che a rispondere siano le sue stesse opere: “i ciechi vedono, i sordi odono, i morti risuscitano e ai poveri è annunciata la buona notizia della salvezza”. Opere che sono di Dio, annunciate dai profeti, attese dai disperati, promesse certe di eternità ….
Ancora una volta Giovanni si chiede stupito “Sei tu?”. Mi parlano delle tue opere, ma anche della tua predilezione per i peccatori, i pubblicani, le prostitute. Mi riferiscono che hai affermato che essi saranno i primi nel tuo regno. Dov’è per loro il castigo che nel tuo nome ho minacciato? “Sei tu?” Quanto è diversa la tua presenza da quello che avevo immaginato, da quello che avevo atteso. E Dio rimane mistero grande che non possiamo né immaginare, né prevedere, ma che attendiamo in questo avvento che è la nostra vita!
Chi sei Dio che vieni a cercarci
nelle strade nebbiose della disperazione,
nel fetore della miseria,
negli oscuri angoli dell’abbrutimento?
Chi sei Dio che non ti arresti
di fronte al male e te ne fai carico?
Che attendi ansioso il figlio
che bestemmia il tuo nome
e a Te sfugge con rancore?
Chi sei che silenzioso odi
le nostre voci di odio e di preghiera,
i nostri atei vaneggiamenti?
Chi sei che dall’alto vedi con pazienza
lo svolgersi dell’umana vicenda e attendi ….?
Chi sei che con amore grande
vieni a prenderci e ci conduci
là dove ogni sofferenza scompare,
ogni lacrima è asciugata,
e a noi la tua stessa gloria è donata?
L.R.
Fot. Brodie Vissers/Magdeleine