Le note dell’antico canto di s. Alfonso Maria de’ Liguori, tornano a risuonare per introdurci nella solennità del Natale. Un periodo che ci viene incontro con luci, regali, strade affollate, traffico caotico che rischiano di farci smarrire il senso e la spiritualità profonda di un mistero che ha sconvolto la storia e il destino dell’uomo.
Il Natale segna l’entrata di Dio nella Storia, l’irrompere dell’eternità nel Tempo, la trascendenza di Dio nell’umiltà della carne, nella piccolezza di un Bambino. Tutto questo è l’Incarnazione, mistero grande ed inspiegabile.
La nascita di Cristo segna la differenza profonda tra il cristianesimo ed ogni altra religione; nessun altra fede, infatti, afferma che Gesù ha assunto non solo la natura umana, ma anche la debolezza, la caducità, la sofferenza che essa comporta. Dio è così grande, così incomprensibile che non solo perdona il peccato, ma se ne fa carico per poterlo espiare al nostro posto. Il Natale segna l’inizio di questo cammino di redenzione che non avremmo mai chiesto e nemmeno osato sperare.
Fermi dinanzi al Presepe, contempliamo un mistero che affascina e sconvolge, un mistero che è al di là della nostra comprensione. Forse perciò Dio sceglie la strada dell’Infanzia per dirci che è venuto per darci e chiederci amore, la strada della piccolezza per farci comprendere che è venuto a solidarizzare con noi. Solo se ci mettiamo nei panni dell’altro infatti possiamo comprenderne le aspettative e le necessità e Dio viene a mettersi nei “nostri panni”. Natale segna la svolta decisiva di Dio e dell’uomo che nell’amore si incontrano e si riconoscono, lieti di appartenere l’uno all’altro in uno scambio che stupisce i cieli e fa risuonare il canto degli angeli ai pastori: “Gloria in excelsis Deo”.
E Cristo viene, viene tra noi, nell’umiltà di una stalla, nel disagio della notte, nella solitudine e nel silenzio perché nessuno si spaventi, nessuno lo tema, ma ognuno si senta vinto dalla tenerezza che un bimbo ispira, dalla commozione che suscita il suo vagito, dalla dolcezza che infonde la sua fragilità. Egli è in tutto un uomo vero, nato da una donna, il seme che lo genera appartiene ad una lunga dinastia di uomini e donne vere, alcuni conosciuti per i loro peccati. Per sottolineare che l’uomo è sempre amato da Dio e che la sua tenerezza va verso i lontani, i deboli, i caduti. Sono essi che hanno bisogno di essere salvati, recuperati, reinseriti in Dio. E Dio viene tra noi, la sua strada è quella di chi conquista per amore, di chi si rende umile perché cerca e porta la pace.
Tu scendi dalle stelle, O Re del cielo
E vieni in una grotta al freddo e al gelo
O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar
O Dio beato, ahi quanto ti costò l’avermi amato …
Buon Natale a tutti!
L.R.