Rif.: Sir 3, 3-7.14-17a; Sal 127, 1-5; Col 3, 12-21; Mt 2, 13-15.19-23
Dopo il s. Natale ci viene incontro la solennità della s. Famiglia, quasi a sancire l’ingresso di Gesù nella grande famiglia umana. Da quel momento Giuseppe e Maria non sono più due persone che vivono insieme, ma una famiglia che si è arricchita di una nuova vita, di nuovi affetti, di preoccupazioni e responsabilità. Con la nascita di un figlio, infatti, la famiglia è chiamata a condividere emozioni e spazi, progetti ed eventi, ogni scelta coinvolge e comprende anche gli altri membri. Ognuno è responsabile dell’altro in uno scambio amoroso: i genitori si preoccupano del benessere spirituale e materiale dei figli e i figli crescono nella stima e nella gratitudine verso i genitori. La famiglia è il luogo dove nessuno è proprietà dell’altro ma tutti, nel rispetto reciproco, si preoccupano dell’altro e se ne fanno moralmente carico. La famiglia è il luogo dell’educazione reciproca dove i genitori apprendono il loro difficile mestiere man mano che i figli crescono, adeguandosi alle loro esigenze e i figli imparano l’obbedienza, il rispetto delle regole, l’amore reciproco. Anche la Famiglia di Nazareth, come ogni altra famiglia, si trova a vivere pericoli e difficoltà. Ancora una volta Giuseppe viene chiamato alla sua responsabilità di padre e protettore. Un angelo, infatti lo avvisa in sogno di fuggire in Egitto e di rimanere là fino a quando Dio non li richiamerà in patria.
Giuseppe ora non ha più una sua vita, egli è dedito interamente al nuovo, difficile compito di amare e proteggere quel Figlio non suo, piovutogli dal cielo come un dono. Silenziosamente, com’è suo solito, Giuseppe ci dà il primo grande insegnamento di questa domenica: ogni vita è un dono che viene dall’alto, magari inatteso, non voluto, ma sempre dono e come tale va custodito e protetto. Ogni bimbo che nasce, non importa da chi, appartiene all’umanità intera e ognuno di noi è responsabile del suo benessere e del suo avvenire. La santa famiglia ci dice che nati da noi o no, i figli sono tali solo quando ci assumiamo la responsabilità di proteggerli, di amarli, di guidarli, educarli. Giuseppe comprende che ogni genitore è innanzitutto il custode delle persone che Dio gli ha affidato e non ha esitazioni, lascia tutto per correre là dove il Signore gli indica. I figli sono generati dall’amore prima che dalla carne, così come un ruscello sgorga naturalmente dalla propria sorgente, è dall’amore che sgorga la vita e il benessere dei figli.
Vita e amore sono dunque gli elementi costitutivi e primordiali della famiglia, ma Vita e Amore sono gli attributi essenziali di Dio è da Lui che ogni vita discende, è in Lui che ogni amore si comprende. “rivestirsi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità” (II lett.), come ci esorta s. Paolo significa vivere i rapporti umani secondo gli stessi sentimenti che Dio ha per noi.
Contemplare oggi la Sacra Famiglia, scrutarne i sentimenti, seguirne l’esempio, significa penetrare più profondamente nel mistero d’Amore che Dio, fonte di vita e di santità, nutre per ogni suo figlio.
L.R.
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