La festa della Presentazione al Tempio del Signore, che oggi celebriamo, conclude il ciclo delle festività di Natale e ci parla dell’incontro di Cristo con il suo popolo. Un incontro che si ripete lungo i secoli, perché Dio che si è fatto uomo chiede di incontrarsi con ciascuno di noi, chiede di essere atteso in ogni tempo ed in ogni situazione di vita. Ne sono esempi Il vecchio Simeone e la profetessa Anna che si recano al Tempio guidati dallo Spirito e riconoscono nel Bambino il Messia atteso dal popolo e promesso dalla Scrittura. Ma l’incontro presuppone due volontà che si attirano reciprocamente così se nel Natale è Dio che viene incontro all’uomo, nella Festa della Presentazione al Tempio del Signore, è l’uomo che va incontro a Dio e lo incontra nel Tempio, luogo sacro per eccellenza che Dio riempie con la sua presenza e la sua gloria.
Una presenza fino ad allora invisibile che ora si rende visibile, “carnale” nelle fattezze di un Bimbo fra le braccia della Madre. Un Bimbo che fin dall’infanzia è presentato al Signore ed è offerto a Lui come avveniva per ogni maschio primogenito, per ricordarci che tutto appartiene a Dio che tutto ha creato.
Simeone profetizza che Gesù è diverso da ogni altra creatura, Egli avrà un destino unico che sarà causa di dolore per la madre che soffrirà come se una spada le si conficcasse nel cuore e quel suo Figlio sarà causa di separazione e di contraddizione fra gli uomini che lo ameranno o lo ripudieranno.
Ma il Vangelo ci fa considerare anche come Maria e Giuseppe, pur a conoscenza dell’origine divina di quel figlio, lo accolgono come un figlio naturale preoccupandosi di educarlo alla fede, alle usanze e alle preghiere del popolo.
Maria e Giuseppe ci mostrano che i figli sono dono del Signore, a Lui appartengono e a Lui si risponderà della loro educazione alla fede. Ogni uomo infatti è un’unità perfetta tra spirito e carne, egli ha bisogni materiali e spirituali, che i genitori sono chiamati a soddisfare. Oggi invece si trascura la dimensione spirituale e si bada soprattutto a quella materiale. I figli si riempiono di cose: giocattoli, vestiti firmati, mezzi tecnologici all’avanguardia e si trascura di instillare in loro la sensibilità verso Dio e la sua presenza nella vita di ciascuno.
Scopo primario della Liturgia è proprio favorire l’incontro fra l’uomo e Dio, fra la comunità credente e Cristo Salvatore, tra il cuore umano e la grazia divina. Ogni celebrazione è una catechesi preziosa per la nostra vita spirituale e quella di oggi ci dice che Dio ci viene incontro e parla con il nostro stesso linguaggio, prega con le nostre preghiere, ci attende per entrare a far parte della nostra vita e nutrici “con ogni parola che esce dalla sua bocca”.
Un altro insegnamento prezioso ci viene da Simeone ed Anna essi sono simbolo di tutto il popolo di Israele e della sua storia con Dio. Essi hanno creduto alle promesse di Dio e aspettano, con vivo desiderio, che esse si compiano. Sono persone anziane, forse perché in una età avanzata si riconosce di più il valore della fede e si apprezza il valore dei sacramenti che ci legano a Dio. Essi sono testimoni di una maturità spirituale alla quale si giunge con tanta fatica, attraverso prove e debolezze che, grazie alla fede si convertono “sapienza di cuore”.
Sapienza che ci fa riconoscere Cristo come la roccia della nostra vita: “Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova” – scrisse l’autore della Lettera agli Ebrei.
Oggi giorno celebriamo la Giornata della Vita Consacrata. Pensiamo alle persone religiose che hanno consacrato la loro vita a Dio. Testimoni preziosi che consacrare una vita per Dio significa ritrovarla per vivere il Vangelo.
A tal proposito, san Giovanni Paolo II scrisse, dopo una lunga vita di servizio a Dio ed ai fratelli e sorelle: “Nonostante le limitazioni sopraggiunte con l’età, conservo il gusto della vita. Ne ringrazio il Signore. E bello potersi spendere fino alla fine per la causa del Regno di Dio”.
Servire per la causa del Regno di Dio significa essere testimone di Dio nel mondo, nella nostra parrocchia, nel nostro quartiere, città e nelle nostre famiglie…
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