Durante il pontificato i connazionali cantarono più volte a Giovanni Paolo II il tradizionale Sto lat! [n.d.t. letteralmente “cent’anni” nel senso di cento di questi giorni o di auguri di buon compleanno] Auguravano lunga vita al Santo Padre. Come reagiva a ciò?
A Jasna Góra nel 1979 disse: “Ho un’osservazione da fare su quello che avete cantato poc’anzi: Sto lat! L’avete cantato talmente tante volte che io ho pensato dentro di me: «Speriamo solo che non mi si realizzi»”. Sul Monte di Sant’Anna nel 1983 scherzò dicendo: “Sin da bambino cantavo i vespri, ma è la prima volta che mi capita che nei vespri si canti Sto lat!… E’ una nuova liturgia!”. A Breslavia nel 1997 quando la folla dei fedeli cantò Sto lat! per il suo compleanno ribatté brevemente: “Sono ancora vivo”. Durante la visita a Radzymin nel 1999 allo Sto lat! rispose: “Con il centenario meglio lasciar perdere, ma … gli ottant’anni sulle spalle, si avvicinano, è facile contare: 1920-1999”. Nel corso del medesimo pellegrinaggio a Wadowice concluse lo Sto lat! cantatodicendo: “E’ più semplice da cantare che da realizzare”.
Il pontificato di Giovanni Paolo II contribuì a promuovere lo Sto lat! polacco come equivalente dell’inglese Happy Birthday to You!, dello spagnolo Cumpleaños feliz! o dell’italiano Tanti auguri a Te! Durante uno dei pellegrinaggi negli Stati Uniti, quando i connazionali intonarono più volte lo Sto lat!, ilpapa scherzò dicendo: “Se continuate a cantarlo, gli Americani penseranno che sia l’inno nazionale polacco”.
Cantando Sto lat! auguravamo lunga vita al Santo Padre desiderando che rimanesse con noi il più a lungo possibile. Nel corso di uno degli incontri sotto il Palazzo degli Arcivescovi di Cracovia, durante l’ultimo pellegrinaggio nel 2002, Giovanni Paolo II conferì a tali auguri un significato teologico. Dopo il canto Sto lat! disse, riallacciandosi alla tradizione degli incontri con i giovani in via Franciszkańska 3, iniziata nel 1979: “Anche Pietrek che sta qui, anche lui ha 23 anni in più. Non possiamo farci niente. C’è solo un rimedio. E’ il Signore Gesù. «Io sono la resurrezione e la vita», ossia – nonostante la vecchiaia, nonostante la morte – la giovinezza in Dio. E lo auguro a tutti voi. […]”.
Tutti come quel “Pietrek” simbolico siamo solo di passaggio. Cristo è il nostro sostegno e la guida all’eternità. Giovanni Paolo II ci ha lasciati quindici anni fa, nel suo 85o anno di vita. Assente con il corpo, è rimasto nella memoria della gente e nella fede della Chiesa che l’ha innalzato agli onori degli altari affinché insegni a noi ed alle generazioni future a vivere con Cristo.
L’augurio dei “cent’anni” per il Papa si compie il 18 maggio 2020 e torna con l’eco delle parole del Libro del Siracide: “Quanto al numero dei giorni dell’uomo, cento anni sono già molti. Come una goccia d’acqua nel mare e un grano di sabbia così questi pochi anni in un giorno dell’eternità. Per questo il Signore è paziente con gli uomini e riversa su di essi la sua misericordia. […] La misericordia dell’uomo riguarda il prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente” (Sir 18,8-12).
Andrzej Dobrzyński