In quasi tutte le religioni ritroviamo un comune sapienza che consiste nell’equilibrio tra il fare e il non-fare. Il grande saggio Laozi una volta disse che la legge dell’universo è non-fare, perciò dobbiamo cercare di vivere in maniera più rilassata e ordinare la propria vita secondo i ritmi della natura. Tutti i nostri desideri possono essere realizzati con la forza della natura e quindi dobbiamo credere nella forza divina stabilmente ed imparare a lascarci andare (let go). Nel Vangelo di oggi troviamo un insegnamento ancora più profondo: Gesù è la vite vera e il Padre celeste è l’agricoltore! Questo vuol dire che chi rimane in Gesù, porterà molto frutto perché sarà curato direttamente da Dio. La vita cristiana allora non è un semplice lasciarsi andare alle forze naturali, ma affidarsi alla cura attenta ed amorevole di Dio. Anche la preghiera del Salmo ci ricorda che pure se i contadini lavorano ogni giorno dalla mattina alla sera, tuttavia, il frutto viene sempre e solo da Dio:
«Tu visiti la terra e la disseti,
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra:
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
i tuoi solchi stillano abbondanza». (Salmo 65, 10-12)
Rimanere in Gesù significa credere che Gesù è la vite vera, perciò ai tralci di questa vite non mancheranno mai il sole e l’acqua. Così noi quando abbiamo bisogno, dobbiamo sempre affidare tutte le nostre necessità a Gesù con una preghiera fiduciosa e constante, perché egli è il figlio di Dio e attraverso lui i nostri desideri possono essere realizzati più facilmente e velocemente, ovunque e comunque. Dunque qui sta proprio l’arte del non-fare di Laozi. Nel mondo moderno, soprattutto nella cultura dell’ateismo, si pensa che il tempo della preghiera sia inutile, o anche la preghiera è giudicata come un atto pessimistico. Il solito modo di pensare dell’ateismo è che se vogliamo un frutto dobbiamo necessariamente fare qualche cosa per raggiungere lo scopo. Senza dubbio questo percorso è faticoso ed anche, ogni tanto, noioso. L’arte del non-fare invece, per il cristiano, è l’arte del credere e lasciare che la forza divina agisca in noi e per noi. Possiamo anche dire che è una disponibilità ad aprirsi per abbracciare la luce di Dio e lasciarlo entrare la nostra vita. Per questo Gesù disse: «se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto». Ecco la bella promessa! Se Gesù ha promesso che le cose che vogliamo saranno fatte, perché non possiamo lasciarlo agire ed essere più liberi e sereni? Infatti la preoccupazione è proprio l’atteggiamento del non-credere. Chi non crede, non può sopportare di non agire, perciò per la forza divina ha difficoltà a manifestarsi. Invece, chi crede, può felicemente mettere da parte la sua forza sua e lasciar fare tutto a Gesù. Diciamo che il frutto dipende dalla grazia di Dio invece che dalle nostre fatiche. Ecco gli insegnamenti di S. Paolo Apostolo.
Don Dolindo Ruotolo una volta scrisse un famoso “atto di abbandono a Gesù”. «Gesù alle anime: perché vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l’effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose … Confida in me spesso, distraendoti da te stesso. Fa’così per tutte le tue necessità. Fate così tutti, e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore. Io ci penserò ve lo assicuro». Perciò, quando vediamo che le cose si complicano, possiamo sempre chiudere gli occhi e dire con tutta l’anima: “Gesù, pensaci tu!”. Questo abbandono è necessario per restare a galla. Non-fare per fare tutto. Quando si pratica il Taiji, si sente un grande equilibrio tra il niente e il tutto. Infatti, nella nostra esperienza quotidiana tante volte si vede che la preoccupazione non aiuta per niente a migliorare le cose; invece, quando ci lasciamo andare e siamo totalmente sereni tutto va per il meglio come una manifestazione miracolosa.
Perciò il vangelo di oggi ci insegna a dire: “Pensaci Tu, Signore”. Allo stesso tempo, una fede forte produce tanta gratitudine e tanta gioia, quindi «ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto». La preoccupazione è uno sguardo che «non porta frutto», quindi il risultato della preoccupazione delle persone è nessun frutto. La serenità invece è uno sguardo che porta frutto.
Perché non credere allora alle cose belle, e non lasciare che il Signore ci manifesti, prima o poi, la sua opera nascosta e meravigliosa?
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, membro di Laycentre Comunità
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