Le parabole di Gesù sono sempre affascinanti e ci aiutano, con la loro a saggezza, a vivere più serenamente. Anche questa domenica incontriamo una parabola: quella di un piccolo seme che germoglia e cresce. Ma cosa può insegnarci una cosa semplice e così naturale? Innanzitutto che la natura è un miracolo che ha i suoi ritmi e le sue meraviglie e che un seme, per quanto piccolo, può crescere fino a diventare un albero tanto grande che gli uccelli del cielo possono fare il nido all’ombra dei suoi rami. Saggezza per l’uomo è entrare in sintonia con la natura, seguirne i ritmi, prendersi cura di ciò che lo circonda, anche dei piccoli semi. L’antico filosofo cinese Laozi afferma che la vera saggezza consiste nel seguire i ritmi della natura. Alzarsi quando sorge il sole e andare a lavorare, risposarsi al suo tramonto, andare a dormire quando in cielo splende la luna. A primavera piantare i semi nella terra, in autunno raccoglierne i frutti, quando il seme è ancora una piccola pianta lasciarla crescere, quando il frutto è maturo lasciarlo cadere e gustarlo. La saggezza è in fondo semplicità di vita.
La sfida degli uomini moderni è invece provare a controllare l’universo alterandone l’equilibrio per sottometterlo alle proprie esigenze e al proprio piacere. Così per avere più spazio per le macchine, per le case sempre più grandi si sacrificano le aree verdi togliendo spazio alla natura e agli animali. Le città sono infestate da uccelli rapaci, da animali selvatici alterando l’immagine originale dell’universo che era il Paradiso, dove Dio aveva creato tutto per la felicità dell’uomo e delle altre creature.
La parabola del seme ci insegna anche che ogni seme ha una capacità di sviluppo che gli è propria. Ma l’uomo oggi pretende di manipolare perfino il proprio seme, abbiamo così che la fecondazione artificiale prende il posto di quella naturale, interessi economici si sostituiscono all’amore per la vita, la nascita dei figli è programmata o sacrificata in funzione della carriera, dell’egoismo, della propria comodità.
E’ il vano tentativo dell’uomo di sentirsi onnipotente, ma alla lunga scopre solo di essere ignorante di fronte al meraviglioso equilibrio della natura. La frenesia del guadagno lo spinge a bruciare le risorse del proprio organismo fino a ammalarsi o ad avere problemi psicologici. Il ritmo della vita non è più quello naturale, ma sempre più veloce, il “subito” ostacola la serenità di vita e l’uomo diventa preda dell’ansia.
La parabola di oggi contiene invece due, preziosi, insegnamenti: la pazienza e il rispetto dei tempi. Lo sviluppo del seme ha infatti bisogno di tempo, di pioggia, di sole, ha bisogno, insomma, che le stagioni si alternino, ognuna con le proprie caratteristiche, perché esso possa svilupparsi e portare frutto, l’uomo ha bisogno di pazienza per aspettare che tutto ciò avvenga.
La parabola dice anche che è necessario lasciare che le cose seguano il loro corso, che non si possono manipolare a nostro piacimento, spesso ci capita di vedere che se smettiamo di combattere per perseguire uno scopo a tutti i costi, il nostro sogno si realizza più facilmente. Contrariamente la sua realizzazione sembra allontanarsi sempre più.
La saggezza della vita è saper seguire il lento ritmo della natura. “Dormire e vegliare” e tutto andrà bene. Rilassarsi è il grande esercizio per collaborare con Dio. Dio vuole che gli uomini curino questo mondo in modo rilassato e gioioso. Un antico proverbio dice: “chi va piano, va sano e va lontano”. Il regno di Dio si attua vivendo serenamente e facendo tutto con amore non per forza. Spesso è necessario ritiraci e lasciare che Dio faccia a modo suo e non a modo nostro.
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, membro di Laycentre Comunità
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