Nonostante Gesù compisse numerosi miracoli, molta gente, soprattutto i suoi concittadini, si mostravano increduli e si chiedevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di loses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano che una persona di origini così umili avesse tanta sapienza e tali poteri. A costoro Gesù rispose con grande delusione: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
L’affermazione di Gesù ci fa riflettere sul “perché” un profeta non è disprezzato se non nel proprio paese e nella propria casa. Tutto forse dipende dalla presunzione di conoscere a fondo gli altri e dalla prevenzione con la quale li giudichiamo. Non ci accorgiamo però che questo modo di pensare ci chiude entro confini invalicabili e impedisce al nostro sguardo di andare “al di là” delle apparenze, “al di là” del pregiudizio. Gli altri vengono etichettati secondo la “nostra opinione” e non secondo quello che sono. I rapporti umani richiedono un lungo e progressivo cammino di umiltà. Bisogna infatti porsi di fronte all’altro con la volontà di conoscerlo e non piegarlo alle opinioni previe che abbiamo di lui.
I compaesani di Gesù erano partiti dalle sue origini, dal mestiere del padre, dal silenzio e dal riserbo di Maria e gli avevano costruito un’identità sociale che non corrispondeva alla “realtà” di Cristo. Gesù infatti era sì, in apparenza il figlio di Giuseppe, ma in realtà egli è il Figlio di Dio! La sua umanità vera e reale custodiva anche la sua realtà divina. Uomo Dio! Le parole che Egli pronuncia sono parole che derivano da una sapienza divina e le azioni che compie hanno potenza divina.
Di fronte a Gesù non ci si può porre con l’arroganza dell’incredulità, ma solo con l’umiltà della fede.
Non solo Gesù, ma ogni persona che incontriamo ha in sé un mistero da scoprire, un mondo interiore di sensazioni, emozioni, sentimenti che noi ignoriamo. A volte anche una persona familiare come la mamma, può avere dei lati che sfuggono alla nostra conoscenza, ma che scopriamo man mano che ci poniamo con attenzione ad ascoltarla, ad osservarla, a guardarla con occhi dell’amore e non dei pregiudizi. Forse conosceremo gli altri quando impareremo ad ascoltare ciò che ci dicono invece di pensare ciò che noi vogliamo rispondere loro.
In questo cammino di conoscenza dell’altro ci è di esempio Maria che ogni cosa ascoltava e osservava in silenzio, tutto conservando nel cuore e meditando. Forse la più grande sapienza dell’uomo è quella che ci insegna Maria: non giudicare, ma imparare a “contemplare”. L’atteggiamento di Maria ci fa pensare che anche per lei la conoscenza di Gesù richiese un cammino graduale fatto di meditazione e memoria, forse anche Lei di fronte a cose che andavano al di fuori della normalità si è ripetuta “non lo so”, “non lo capisco” e si è affidata a Dio.
Nella nostra vita numerose sono le occasioni per dire “non lo so”. A volte chi ci sembra sgarbato, nervoso è solo un uomo o una donna che ha tante preoccupazioni che l’affliggono. Ai nostri occhi è un cafone, probabilmente invece, ha una moglie che lo tradisce, un figlio che si droga, una malattia che lo logora, non riusciamo a vedere il mare invisibile che si nasconde dietro ciò che i nostri occhi vedono. Qui serve fermarsi, rimanere in silenzio, dare spazio all’altro.
C’è un modo di dire americano “Make a difference” che potrebbe fare al caso nostro. “Fare la differenza” infatti può voler dire anche uscire dai confini delle prevenzioni e delle abitudini. Ad esempio se avessimo continuato a pensare che è difficile raggiungere una persona geograficamente lontana, oggi non avremmo Internet e i social.
Crescere vuol dire anche superare, passo dopo passo, i limiti dei nostri pensieri e addentrarci in un mondo più ampio e meraviglioso. Si, Gesù è un falegname allevato da un falegname, Egli è figlio di Maria e i suo parenti sono lì con lui, ma Gesù è anche il Figlio di Dio, Dio con noi, Dio in noi. Con Lui “l’al di là” è venuto a noi!
Sophia Lilin Wu – studentessa di Pontificia Università Gregoriana
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