Quando guardiamo qualcuno, ci fermiamo sempre all’apparenza, così se questa persona va a Messa, prega il Rosario, legge la Liturgia delle ore viene giudicato un bravo cristiano, altrimenti dubitiamo della sua fede. Il paradosso è che spesso sono proprio le “brave” persone che parlano male o si lamentano degli altri. Viene da chiedersi quanto sia autentica una fede che si comporta in tal modo e se bastano le pratiche religiose a renderci migliori o se il Signore ci chiede altro. Spesso vediamo che anche religiosi e religiose, usciti di chiesa vivono nella menzogna e nella falsità.
C’è un proverbio italiano che dice «l’abito non fa monaco». Perché la qualità di un monaco non sta nell’abito che indossa, ma nel suo cuore. Anche Gesù oggi ci dice: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. … Dal cuore degli uomini infatti escono i propositi di male; impurità, furti, ecc.».
Le parole di Gesù trascendono ogni regola di giudizio umano, perché Dio guarda al cuore e non alle apparenze. Egli vuole che l’uomo ami il prossimo come se stesso, che ami Dio con tutte le proprie forze e al di sopra di ogni altra cosa. Dio vuole che ogni cosa nasca dall’amore e venga fatta con e per amore, solo così tutto diventa buono, come diceva s. Agostino:«ama e fa ciò che vuoi».
Ma l’uomo non fa che fermarsi a ciò che vede, così come quei farisei che chiedono indispettiti: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Essi si fermano alla regola e in base a questa giudicano i discepoli di Gesù impuri. Ma la regola, se pur giusta, è sempre fatta per aiutare l’uomo, non per condannarlo non sono le mani sporche di un lavoratore a renderlo impuro, egli è impuro se le sue mani grondano sangue o imbrogli.
Il venerdì sera nel monastero delle Passioniste in Loreto, sempre c’è l’adorazione dalle 21 alle 22. In questa settimana è venuto un uomo che, dai vestiti, sembrava un operaio ed appariva molto stanco. Durante l’adorazione, quel povero uomo si è addormentato e russava rumorosamente. Secondo l’opinione umana egli mancava di rispetto al Signore e alla chiesa trasgredendo il silenzio. Io penso però che il Signore fosse molto contento di vedere che un suo figlio, nonostante la grande stanchezza, veniva in chiesa per adorarlo. Anche a Santa Teresa di Lisieux capitò una volta di addormentarsi durante la preghiera.
Giudicare in questi casi significa dimenticarsi che Dio ci ama con tenerezza di madre e qual è la madre che si scandalizza se suo figlio dorme mentre è stanco? Mi ricordo durante una lezione di teologia morale sociale, il nostro professore ci portò un esempio molto duro: un uomo stava morendo per un malore improvviso, davanti a lui c’era una farmacia che aveva la medicina per salvarlo. Quel giorno, però, era domenica e la farmacia era chiusa. L’amico che gli era accanto poteva o no rompere la finestra della farmacia per prendere quella medicina e salvarlo da morte? Lo stesso ragionamento si può fare per i discepoli di Gesù che hanno fame da morire e non hanno come lavarsi, possono mangiare o no?
L’unico criterio per discernere le azioni nostre e quelle degli altri è chiedersi se ciò che facciamo e ciò che giudichiamo nasce dall’amore o no? Spesso nella sua vita Gesù ha trasgredito le regole: Egli parla con la donna Samaritana al pozzo di Giacobbe, guarisce un uomo in giorno di sabato, tocca con le sue mani un lebbroso, ecc., perché tutte le sue azioni non sono prigioniere di regole umane ma si espandono con la forza dell’amore cadendo sugli uomini come una pioggia benefica. La nostra fede deve nascere dal cuore per arrivare al cuore di Dio e a quello degli uomini, solo così la nostra vita sarà libera dalle apparenze, ma piena di quella luce che viene dall’Amore eterno di Dio.
Sophia Lilin Wu
Scrivo dal monastero passioniste di Loreto
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