In questi giorni sto leggendo le opere del filosofo ebraico Franz Rosenzweig, il quale sostiene che la teologia è un incontro che avviene in questa vita e che permette di superare i limiti della vita stessa. La fede, infatti, non è solo credere in un dogma, ma piuttosto l’esperienza indicibile di Dio.
Anche il Vangelo di questa domenica ci dice che la fede non è mai lontana dalla vita, ma dentro la vita, ed è proprio attraverso la vita quotidiana che possiamo definire la fede. «Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita degli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti”! E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.».
Il sordomuto vide così avverarsi il grande sogno di tutta la vita: gli orecchi che si aprono e la lingua che si scioglie. Gesù ha soddisfatto il suo bisogno e il suo più grande desidero. Miracolo infatti è fare qualcosa che è al di fuori di ogni spiegazione scientifica. Ma ogni miracolo ha la sua sorgente e la sua attuazione nell’amore. Per amore, infatti Gesù gli andrà incontro, per amore i presenti portarono il sordomuto davanti a Gesù, per amore fu guarito.
La Prof.ssa Agata Bielik-Robson in una spiegazione di La Stella della Redenzione, affermava, riferendosi al testo ebraico del Cantico dei cantici, che in esso molte persone leggono il versetto “l’amore è più forte della morte”. La corretta traduzione invece è “l’amore è forte come la morte”. Non si tratta infatti di stabilire quale dei due sia meglio, ma di sicuro là dove la morte distrugge, l’amore dà vita poiché l’amore è vita.
Da Heidegger in poi la filosofia tedesca si concentra sulla morte, famosa la sua affermazione: «vivere per la morte». Ma una sua alunna, Hanna Arendt, dichiarava che era meglio dire «vivere per la nascita». Rosenzweig, invece, si concentra sulla vita come presenza, nel suo libro La stella della redenzione sostiene che se una persona crede nella redenzione, in quel momento stesso è già trasformata dalla redenzione. La fede infatti non solo riguarda la vita dopo la morte, ma soprattutto investe la vita presente. Dunque, quel sordomuto nella sua vita terrena già ha avuto l’esperienza della redenzione, ed ecco che egli è salvato.
La fede cristiana è una fede concreta. Per i nostri bisogni qui e ora, possiamo tranquillamente chiedere l’aiuto di Dio. Molti però contestano alcune forme di preghiera dicendo che se si prega per il proprio bene, Dio diventa un servo dell’orante perciò non possiamo usare Dio. Tuttavia, se non possiamo credere che Dio vuole allo stesso modo sia il nostro bene nella vita attuale che il nostro bene nella vita celeste, la sofferenza stessa perde di significato. Le difficoltà della vita invece sono un prezioso esercizio di fede e di preghiera. Noi dobbiamo sempre pregare per superare le contrarietà ed invocare l’aiuto divino, invece di credere che Dio sia la causa delle difficoltà o delle sofferenza. Più si prega con forza, più si muove la grazia divina.
La nostra forza interiore è la fede che ci fa affidare e confidare in Dio e allora Dio si renderà presente nella nostra vita, nella nostra storia, e nella nostra esperienza. Dio è nostro salvatore non solo nel futuro ma anche nel momento presente, adesso. L’invito è dunque a pregare per i nostri bisogni di questo momento e lasciare perdere pensieri quali “usare Dio” oppure “farci servire da Dio”, ecc. Non dimentichiamo mai che Dio è Amore: Amore supremo ed incondizionato per questo Dio sarà contento se dipendiamo da Lui in ogni cosa e in ogni nostra necessità. Dobbiamo, sì, pregare per la vita eterna, ma possiamo anche pregare per nostro ben-essere eigentlich e hic et nunc.
«Per l’anima la rivelazione è l’esperienza vissuta di un presente il quale certo riposa sull’esserci del passato, ma non dimora in esso, bensì cammina nella luce del volto di Dio»[1].
Sophia Lilin Wu
[1] F. Rosenzweig, op. cit., p. 168.