L’evangelo di oggi, XXVII domenica del Tempo Ordinario, racconta il dialogo tra Gesù e un uomo ricco e buono. Sembra che quell’uomo sia stato veramente benedetto da Dio sia per quanto riguarda le ricchezze materiali che la bontà d’animo; egli si inginocchia davanti a Gesù e, riconoscendolo Maestro, gli chiede cosa fare per raggiungere la vita eterna.
Gesù gli suggerisce obbedienza ai comandamenti, ma l’uomo già osserva tutte queste cose e allora Gesù gli chiede di vendere tutte le sue ricchezze per dare il ricavato ai poveri e poi seguirlo. L’uomo è perplesso, la ricchezza è considerata una benedizione di Dio, perché separarsene? Ma quell’uomo dimentica che se la ricchezza è benedizione alla sua origine c’è Dio. Quindi quando Dio gliela richiede egli dovrebbe ridare con gioia e fiducia quanto ricevuto. L’essenza dei soldi è il fluire, se li si tengono per sé, invece di farli scorrere, prima o poi, si perdono. Numerose infatti, nel vangelo, le parabole riguardanti la fluidità della ricchezza. Ricordiamo in Matteo 25: 14-30, la famosa parabola dei talenti, Gesù disse: «a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha» (Mt. 25:29). Lo stesso ripete ora all’uomo buono e ricco, sempre Dio ci chiede per darci di più nel presente e in futuro. Ma il cuore dell’uomo di fronte a quella richiesta si chiude, ha paura, non riesce a fidarsi di Gesù, le loro strade si dividono: il suo cammino si ferma lì, mentre Gesù prosegue la sua strada.
Numerose personalità fra i più ricchi del mondo moderno come Bill Gates, Ray Dario, Warren Buffett, Mark Zuckerberg, ecc., mostrano un grande entusiasmo per la filantropia. Bill Gates e sua moglie, ad esempio, dedicano tanto tempo e soldi per migliorare le condizioni igieniche, sanitarie e culturali del terzo mondo. I soldi che donano non fanno diminuire la loro ricchezza che, invece grazie alla donazione, sembra aumentare sempre più. Perché la regola del denaro infatti è fluire: chi dona si mostra pronto a ricevere di più.
Le parole di Gesù non sono parole vuote, ancora oggi esse si mostrano valide, ne abbiamo prova anche nelle congregazioni religiose. Ad esempio i francescani, che hanno la dura regola i spogliarsi di ogni cosa prima di entrare in convento, hanno numerose case in tutto il mondo soprattutto nei luoghi più significativi: Santo Sepolcro di Gerusalemme, Santa Casa di Loreto, meta continua di pellegrinaggi da tutto il mondo. Quando tutto dipende da Dio, anche la povertà diventa ricchezza
Quando invece le congregazioni si ripiegano in se stesse e si preoccupano solo della loro sicurezza materiale senza badare ad altro o ad altri, si spengono e pian, piano i loro conventi si chiudono e la stessa congregazione sparisce, le congregazioni che invece si aprono al mondo, si diffondono in tutto il mondo, le loro vocazioni sono numerose e i conventi si moltiplicano.
“Andate in tutto il mondo” questo il comando di Gesù, il cristianesimo è un continuo camminare, un ininterrotto uscire da sé. “Non portate né borsa, né bisacce” questa la direttiva divina perché il cammino sia libero da impedimenti, fiducioso in Dio, nella sua costante presenza, nel suo aiuto.
Liberarsi del superfluo è oggi considerata una regola pratica per vivere meglio, lo suggerisce Marie Kondo, insegnante di riordino e sistemazione della casa: primo passo è liberarsi del superfluo, lo spazio ha un limite se non si abbandona ciò che non ci piace più, quello che ci piace non ha lo spazio per entrare.
In questa epoca di consumismo, di superfluo, di cose che si accumulano e si comprano tanto per averle, più che mai è necessario ridurre, come per le cose così per il denaro. Gesù ci invita a liberarci da ciò che ci ostacola il cammino verso di Lui, la ricchezza in sé non è un male, ma se noi ci leghiamo alla ricchezza e fatichiamo a separarcene, è giunto il momento della rinuncia, della liberazione. Esempio luminoso rimane sempre quello della povera vedova che getta nel tesoro del Tempio “tutto ciò che aveva per vivere” e la sua piccola storia diventa una grande lezione di fede di generazione in generazione.
«Tutto ciò che viene perso, ritorna sotto un’altra forma». – Rumi.
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana
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