A volte capita di guardare gli altri e provare un senso di soddisfazione nel sentirci migliori, mentre ci sentiamo depressi se ci accorgiamo che sono gli altri ad essere superiori a noi. Forse per evitare tutto ciò Giacomo e Giovanni pensano di assicurarsi un posto privilegiato accanto al Signore per sempre, perciò avvicinatisi a Lui chiedono che Egli li faccia sedere uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. «Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni» (Mc 10, 41).
Gesù rifiuta la richiesta dei due e condanna l’atteggiamento degli altri e, agli apostoli ieri e a noi oggi, Gesù dice: «voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10, 42-45). Con queste parole Gesù annulla ogni logica umana e pone se stesso come modello e guida di vita. La vera sapienza si ispira all’umiltà, alla piccolezza, al servizio. Già in un’altra occasione Gesù aveva detto:«quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “cedigli il posto!”». Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: «Amico, vieni più avanti! Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14, 8-11).
L’umiltà è l’atteggiamento di chi si apre per ricevere una benedizione, solo un bicchiere vuoto infatti può ricevere acqua, se pieno non avrebbe spazio per una nuova acqua più fresca e vitale. L’umiltà è il profumo di rispetto e di amore che partendo dall’anima si espande sugli altri. S. Giovanni Paolo II, pur essendo papa, conservò sempre la sua umiltà accogliendo le persone con grande cuore, soprattutto i bambini. Fu proprio la sua umiltà a conquistare gli altri e dargli prestigio, fu l’umiltà a renderlo grande agli occhi del mondo.
Li Ka-shing novantatreenne imprenditore cinese, è l’uomo più ricco di Hong Kong, grande il suo potere economico dunque, eppure quando riceve un ospite, dalla persona più semplice a quella più potente, ha sempre un atteggiamento gentile e premuroso con tutti, tanto che qualcuno dubita che egli sia proprio Li Ka-shing.
Potremmo citare altri numerosi esempi di uomini che pur ricoprendo cariche prestigiose, conservano un atteggiamento di umiltà verso gli altri, ma tutti ci ricondurrebbero alle parole e alla vita di Gesù, esempio Unico e luminoso di chi pur essendo Dio si è fatto uomo per salvare gli uomini, di chi pur essendo Creatore si è fatto creatura per rendere gli altri partecipi della sua divinità.
Gesù non ha mai negato di essere il Figlio Unico e Amato di Dio, di essere Uno con il Padre, l’umiltà non è quindi negazione o disconoscimento di sé, ma dono di sé agli altri, perché gli altri ne abbiano beneficio.
In una sua riflessione padre Cantalamessa paragona l’umiltà all’acqua che, pur essendo elemento vitale per eccellenza, non disdegna di abbassarsi tanto da penetrare fino in fondo al terreno, solo così, in questo abbassamento profondo l’acqua feconda e fa nascere fiori e frutta, erbe e piante riempiendo la natura di colori, profumi e bellezza. Guardiamo a Gesù e al suo abbassamento, solo penetrando nella nostra natura Egli ci ha donato salvezza, vita e grazia.
Le parole del Vangelo odierno sono invito a guardare a Lui sempre, per uniformare le nostre azioni, la nostra vita e soprattutto il nostro cuore al suo, la grandezza del cristiano sta nella capacità di donarsi, di annullarsi a beneficio degli altri, di dimenticare se stessi per preoccuparsi di chi è vicino, di non deludere chi da noi si aspetta un gesto, uno sguardo, un sorriso. La ricchezza di una persona, la sua importanza non viene dalla quantità di denaro che ha, né dalla carica che ricopre, ma dalla quantità di amici, dalla quantità di persone che lo amano e gli sono vicine. Così una povera persona anziana e debole può essere ricca di amore e dare intorno a sé un sorriso, una speranza, una parola di conforto, una preghiera.
L’umiltà è la vera sapienza. Il Signore ascolta l’umile, così come l’angelo disse al profeta Daniele, «Non temere, Daniele, poiché dal primo giorno che ti sei sforzato di intendere, umiliandoti davanti a Dio, le tue parole sono state udite e io sono venuto a motivo delle tue parole» (Dn 10, 12).
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana
Fot. Reely Amaury Gutierrez