Il cristiansimo è una religione escatologica, quindi essa è una religione dell’avvento. Stiamo vivendo nell’attesa del ritorno del Signore, e quell’attesa costituisce il nostro pellegrinaggio verso una felicità eterna e piena, cioè l’unione con Dio – uno e trino. Alcuni teologi dicono che l’evento dell’incarnazione è indispensabile per uomo, ma per Dio è dispensabile. A Dio, con la Sua onnipotenza e pienezza, non serve la salvezza, solo l’uomo ha quel bisogno. Tuttavia, come interlocutore di Dio, l’uomo ha sempre sede nel cuore di Dio. La relazione alla base d’amore, fa sì che Dio instancabilmente vada verso l’uomo da generazione in generazione. Dunque, «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio». La salvezza è una risposta di Dio alla preghiera dell’uomo, che è una lettera cantata d’amore tra Dio e uomo.
«Voce di uomo che grida nel deserto:
preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spiante.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!» (Is 40, 3-5; Lc 3, 4-6)
Il cristianesmo è realissimo. La salvezza succede nella realtà e nella nostra storia antropologica. Perciò, possiamo raccontare un tempo e un luogo preciso, come il vangelo di oggi che ci fa sentire una storia «nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea…» (Lc 3,1). L’uomo nasce per essere ascoltatore della parola di Dio e la sua costituzione trascendentale è sempre aperta verso il volto di Dio.
«Quando parliamo di autocomunicazione da parte di Dio, non dobbiamo intendere questo termine nel senso che Dio, in una qualche rivelazione, direbbe qualcosa su di sé. Il termine “autocomunicazione” intende significare realmente che Dio nella sua realtà più propria si trasforma nel costitutivo più intimo dell’uomo stesso. Si tratta perciò di un’autocomunicazione o auto partecipazione ontica (ted.: seinshaft) da parte di Dio. Tuttavia tale carattere “ontico” – e questo è l’altro lato di un possibile fraintendimento – non va concepito in un senso puramente oggettivistico, quasi cosa materiale. Un’ autocomunicazione da parte di Dio, mistero assoluto e personale, fatta all’uomo, essere della trascendenza, indica in partenza una comunicazione fatta all’uomo quale essere personale spirituale»[1].
L’avvento è una ricreazione della cooperazione tra Dio e uomo, e una manifestazione d’amore divino e umano. Per Dio, l’uomo intende tanto; per l’uomo, Dio è tutto in tutto. Ogni bene terreno richiede una pienezza; ogni sofferenza umana grida una salvezza completa. Ora, la pienezza è nell’attesa e la salvezza vicina.
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara
[1] K. Rahner, Corso fondamentale sulla fede, cit., p. 161-162.