«Che cosa dobbiamo fare?» è una domanda che spesso rivolgiamo a un Maestro o a un Saggio per avere qualche indicazione sulla vita. Per esempio, quando si avvicina la sessione degli esami, gli studenti chiedono al maestro: «Che cosa dobbiamo fare?» per superare gli esami; quando attraversiamo una situazione difficile nella vita, la gente va da un saggio chiedendo «Che cosa dobbiamo fare?» per trovare una soluzione. Finché ci sarà un problema della vita da risolvere, questa domanda ci accompagnerà sempre. Ora le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Giovanni rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Poi, vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Perché la risposta di Giovanni è piena di sapienza, quindi tutti pensavano che lui fosse il Cristo. Il nostro precursore aveva fatto tanto come Cristo: con la parola, con il battesimo, con la sapienza, con un aiuto. In questo modo, lui evangelizzava il popolo e preparava la strada per colui che è più forte.
Dunque, oggi come cristiani, «Che cosa dobbiamo fare» per realizzare la nostra missione di preparare la strada per Cristo Ritorno?
Cercare Dio nel silenzio. Il mondo orientale e occidentale richiede il silenzio, perché tutti noi stiamo vivendo un tempo di rumore. Il rumore non solo viene dalla città, il movimento dei cittadini, ma anche anche dalle informazioni, sia dai social media, sia dai nostri pensieri. Durante il periodo storico del covid-19, dai bambini agli anziani, tutti siamo diventati paurosi anche per un piccolo problema di salute. La febbre ormai non possiamo accettarla. La gente lasciano che TV, giornali, Google News, siano a dominare la loro vita ed emozioni, e lasciano loro il cuore, mente e pensieri, corrispondendo a questi rumori come una città senza padrone. Finché tutto lo spazio interiore è pieno di queste informazioni, non c’è più spazio per Dio. Quindi se vogliamo ancora cercare Dio, dobbiamo svuotare lo spazio per Dio, cioè imparare di vivere in silenzio: «Fate attenzione a come ascoltate» (Lc 8, 18). Se l’ascolto della Parola è il primo comandamento per i cristiani, il silenzio costituisce la sua «fisionomia interiore». Il silenzio non è solo non-palare, ma anche non guardare e non ascoltare le cose che portano rumore, cioè fare una scelta delle News, come una scelta dei cibi. Giovanni sa parlare, perché lui sa ascoltare. Se vogliamo preparare la strada per Cristo con la parola, soprattutto dobbiamo ascoltare la Parola.
Cecare Dio nella misericordia. La misericordia è che «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Il primo miracolo che Gesù aveva fatto, secondo l’evangelo di Giovanni, è stato cambiare l’acqua in vino per i nuovi sposi nelle Nozze di Cana. Il nostro evangelo è una predicazione di un buona notizia. Tuttavia, se questa buona notizia aggiunge più pena, le genti scappano via perché la vita ha già tanto peso. Quindi evangelizzare il popolo non è mai aggiungere dei fardelli. In particolar modo Giobbe, ormai malato, povero, perde tutto, ma i suoi amici criticano che tutto ciò che gli è accaduto è a causa del suo peccato. Questo tipo di fede e di teologia, non possiamo accettarla più. L’occhio di Dio vede tutto verso un bene più grande; l’occhio del diavolo vede tutto verso un grande male. Tra l’altro, quando venne Gesù, il vero Cristo, le genti andavano da Lui e pian piano dimenticarono Giovanni Battista. Magari alcuni dicevano che lui non faceva come Gesù, a causa della sua incapacità e debolezza, e tutti lo abbandonavano. Tuttavia, Giovanni era felice, perché lui sapeva che così avremo un bene più grande e più immenso. Non c’è niente da giudicare in sé stesso, e non c’è niente da criticare a Cristo. La misericordia è uno sguardo che può sempre trasformare acqua in vino in qualsiasi situazione, cioè si vede Dio dovunque ed ovunque.
«In futuro in cristiano o sarà un mistico o non esisterà più» – Karl Rahner.
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara.
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