Nell’evangelo di questa domenica, san Luca riporta un inno concentrato sull’attività consolatrice del profeta (Is 61, 1-11). La profezia di Is 61 annunciava «un anno di grazia del Signore» (Lc 4,19) che è un anno del giubileo per eccellenza (cfr. Lv 25, 10-13), che è una buona novella ai poveri e la liberazione agli oppressi, perché Gesù viene non a condannare, ma a salvare. Il compimento di oggi indica un valore speciale per il momento del presente: cioè il giorno che il profeta proclama non è il tempo di volgere lo sguardo al passato, neppure di sognare un futuro glorioso, ma proprio il qui ed ora che costituisce il contesto privilegiato della venuta del Signore.
Secondo S. Agostino, non si può propriamente dire che il tempo si divide in tre parti: passato, presente, futuro. Perché nell’anima, abbiamo solo il presente, ossia il presente del passato (la memoria), il presente del presente (la visione) e il presente del futuro (l’attesa). Il presente è tutto. «Oggi» è un’espressione molto cara nella Sacra Scrittura, perché il Signore sta con noi proprio ora: per esempio, nel Salmi si legge «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato» (Salmi 2,7), oppure «oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore» (Lc 2,11).
«Oggi» è un momento eterno, e anche un momento per incontrare il Signore. Perché solo nell’oggi, possiamo sentire l’autenticità della nostra esistenza, e questa esistenza diventa un luogo dove tutto si apre, si guarisce, si scioglie, si perdona, si abbraccia, si gode. Il passato ormai è già tramontato, il futuro ancora non arriva, quello che ho è solo l’oggi, solo adesso. L’adesso in alcuni dialetti italiani si chiama anche “mo”, quello che si usa spesso nella vita quotidiana. Il “mo” è tutto quello che abbiamo. Ergo, il “mo” è il punto di Archimede per la qualità della vita. Una decisione significativa viene da “mo”; un cammino di viaggio parte dal “mo”; un carattere della scrittura comincia dal “mo”. Quindi il “mo” ha un potere imparagonabile. «I problemi non si fronteggiano con l’album dei ricordi, nemmeno se sono quelli di ieri. La vita è sempre soltanto adesso» (Massimo Gramellini). Il miracolo viene dal “mo”, dunque davanti il “mo”, possiamo solo dire il “Sì”, come il “Fiat” di Maria.
«Bisogna accettare, e poi agire. Qualunque cosa comporti il momento presente, dovete accettarlo come se l’aveste scelto voi. Dovete sempre operare con il momento presente, non contro di esso. Fatene il vostro amico e alleato, non il vostro nemico. Così si trasformerà miracolosamente l’intera vostra vita» — E. Tolle, Il Potere di adesso
Pertanto, dal “mo”, possiamo sentire il momento e la sensazione interiore che ha un valore immenso per la felicità. «Noi investiamo molti sforzi per migliorare le condizioni esteriori della nostra esistenza, ma in fin dei conti è sempre il nostro spirito che fa l’esperienza del mondo e la traduce sotto forma di benessere o di sofferenza. Se modifichiamo il nostro modo di percepire le cose, modifichiamo la qualità della nostra vita»[1].
Quindi, oggi è compiuto tutto dalla Scrittura. Oggi è tutto.
«Dovunque siate, siateci totalmente» – E. Tolle, Il Potere di adesso
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara
Fot. Aaron Burden/Unsplash.com
[1] M. RICARD, “Esperienza interiore e neuroscienze”, in Concilium 51/2015, 34.