Nella Bibbia, non c’è la parola “felicità”, però c’è il vocabolo “beatitudine”. La vita cristiana è orientata verso una vita beata, ossia la vita cristiana è per la felicità. Dalla profezia sulle beatitudini di Gesù, possiamo renderci conto che la povertà, la fame, il pianto, il disprezzo, tutto questo può capovolgersi. La venuta di Gesù è una buona notizia, soprattutto per chi sta cercano una via d’uscita dalla miseria e chi sta supplicando per un aiuto necessario. La parola di Gesù è come una stella nella notte profonda, dove si inaridisce la speranza della vita e del futuro, anche se sembra che non ci sia più nulla da sperare.
La parola di Gesù è una promessa per tutti i viventi del mondo terreno, perché Gesù è la vita, la via e la verità. La via verso la felicità è la via che ci dona la vita. Il Dio del cristianesimo è un Dio della vita che dà la vita. Ergo, «la formula della somiglianza con Dio è perciò più una definizione del fine che una descrizione dell’essenza dell’uomo»[1]. Secondo il famoso storico israeliano Yuval Noah Harari, il futuro dell’uomo è Homo Deus. L’uomo sarebbe più somigliante con Dio nell’evoluzione. La somiglianza con Dio non equivale con la felicità, ma si equipara ad una visione sapiente, capace di vedere tutta la realtà, ovvero conoscere sé stessi e conoscere l’universo. Una persona triste può diventare felice, perché la visione trascendentale può svegliarla, affinché si renda conto che la sofferenza è magari solo una fantasia della sua mente: l’uomo, come creatura straordinaria ed eccezionale di Dio, dovrebbe essere felice perché tutti i nostri desideri sono nel cuore di Dio. La soddisfazione arriverà prima o poi se crediamo fortemente e fiduciosamente. Santa Scolastica, quando vide che suo fratello gemello stava per partire dalla sua casa, iniziò ad insistere per farlo rimanere fino al giorno dopo. San Benedetto, con la santa regola in mano, non poteva rimanere fuori dal monastero per la notte; quindi, non poteva soddisfare il desiderio di sua sorella. Nondimeno, Santa Scolastica si rivolse al Signore e pregò per poter continuare i discorsi con suo fratello. Improvvistamente, una tempesta scese fortemente dal cielo e rese impossibile uscire dalla casetta di santa Scolastica. Alla fine, l’incontro tra San Benedetto e Santa Scolastica continuò fino l’alba del giorno seguente. Ecco, come Gesù disse «Beati voi, che ora piangete, perché riderete» (Lc 6, 21).
La vita beata è un credo: credo che la nostra felicità sia voluta dal Signore, e la croce è il mezzo per arrivare alla contentezza. Come S. Giovanni Paolo II diceva: «non dietro a sé stesso con la croce del Salvatore, ma dietro al Salvatore con la propria croce»[2]. Come giustamente nota Seneca, «la vita felice è divina, quindi non esiste uno stato superiore che potrebbe essere alto così»[3].
La vita è benedetta, perché il Signore è Salvatore e quel Salvatore è sempre con noi; pertanto, la vita può essere una musica meravigliosa:
«Sappilo, Dio: farò del mio meglio. Non mi sottrarrò a questa vita. Continuerò ad agire e a tentare di sviluppare tutti i doni che ho, se li ho. Non saboterò nulla. Di tanto in tanto, però, dammi un segno. E fa’ in modo che esca da me un po’ di musica, fa’ in modo che trovi una forma ciò che è in me, che lo desidera così tanto» – Etty Hillesum
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara
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[1] J. LAUSTER, Dio e la felicità, Brescia 2006, 45.
[2] A. RICCARDI, Giovanni Paolo II: La Biografia, Milano 2011, 92.
[3] SENECA, Selected Philosophical Letters, la traduzione in inglese è tradotti da B. INWOOD, New York 2007, 43. “The happy life is divine, then there is no higher state to which it could be raised”, 43. Traduzione in italiano è mio.