Il tempo della Quaresima è il tempo del silenzio, ritiro, prova, riflessione e contemplazione. Nel deserto, Gesù per quaranta giorni è tentato dal diavolo, ma dopo mille modi per cercare di far cadere Gesù, il diavolo ha fallito. Il suo disegno di diventare padrone del Figlio di Dio diventa finalmente per lui una rovina, e per Gesù, il non perdersi nelle cose, lo fa anche essere più grande.
Dalle tre prove del vangelo di oggi, possiamo ripensare quale sia la base della felicità, e quale sia il senso della vita. Ovviamente, non è il pane, la gloria e il potere politico. Per esempio, se di solo il pane vivrà l’uomo, la famiglia ricca vivrebbe sicuramente bene. Però, e anche vero che alle persone a cui non manca mai il pane, può capitare una guerra tra i membri della famiglia. Ancora, alcuni nonostante non abbiano preoccupazioni nei guadagni, non sono mai felici per il vuoto del cuore. Per i poveri, soprattutto coloro che non hanno sufficiente cibo da mangiare e stanno per morire di fame, sanno che “di pane vivrà l’uomo”; tuttavia, dopodiché, il pane non basta per dare la vita, perché l’uomo è “uomo” in quanto non dipende solo dal nutrimento, ma ha anche bisogno della spiritualità, cioè del legame forte con Dio. Quindi, il nostro saggio Gesù sa chiaramente che dalla pietra può trarne pane per la vita dell’uomo, ma può ignorare l’offerta del diavolo sul pane. Lo stesso, il potere e la gloria non soddisfano il bisogno profondo dell’uomo, quindi anche la seconda prova non va nella direzione voluta dal diavolo. Il potere terreno è come un vento instabile, nel linguaggio cinese, si chiama anche 浮云,cioè le nuvole fluttuanti. Quindi, il potere e la gloria mai decidono il livello della felicità della vita. Gesù non se ne cura per nulla dell’invito del diavolo, perché se il potere terreno valesse cento, mille, o milioni di euro, il potere come del Re del Regno di Dio, vale infinitamente più di mille volte. Questo mondo è solo una piccola parte dell’universo, e questo universo è solo una piccola parte di un universo immenso. Dunque, la proposta del diavolo è totalmente poco attraente. La terza prova è più ironica, quando il diavolo chiede a Gesù di dare culto a lui. Il diavolo dimentica completamente la propria storia e la propria identità, e ironicamente si comporta come un paziente dal disturbo delirante, ossia lui pensa se stesso come Dio, ma in realtà, per ora è un diavolo. Pertanto, lui non ha bisogno di lamentarsi perchè Gesù non lo ascolta, ma è proprio il suo modo nella tentazione troppo superficiale ed infantile.
In realtà, attraverso la tripartita della vittoria nella tentazione, Gesù ci mostra che la tecnica del diavolo è molto limitata e debole, quindi, necessita soltanto di una minima vigilanza e prudenza per cacciarla via. Gli esercizi spirituali non sono una cosa severa o pesante, possono essere molto divertenti e leggeri. Il modo di combattere il diavolo è come il gioco dei bambini con le molle. I bambini sono più forti delle molle, nondimeno, se pensano che le molle siano difficili da controllare, anche il gioco diventa duro. Ma, la realtà è che le molle sono leggere, quindi non c’è nessuna paura per schiacciarle. Il diavolo è la molla, se Tu sei forte, lui non è mai un pericolo.
Insomma, il segreto per vincere diavolo è un risveglio, e «il risveglio spirituale è la cosa più essenziale nella vita dell’uomo, è l’unico scopo dell’esistenza» (Khalil Gibran).
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara.
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