La qualità della relazione tra le persone si manifesta dalla familiarità della voce. Se due persone sono molto vicine, sicuramente conoscono bene la loro voce a vicenda. Con questa voce, posso lasciarmi, nel parlare liberamente, senza dovermi proteggere. Contrariamente, se la voce viene da uno sconosciuto, naturalmente stiamo mettendo in atto della difese per evitare le ferite. Nella relazione matrimoniale, il marito e la moglie conoscono la loro voce, e possono presentarsi trasparentemente e reciprocamente, come quando sono in intimità. Quindi, quando Gesù disse: «le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco» vuole dire che la relazione tra Gesù e le sue pecore è simile alla relazione che c’è tra marito e moglie. La coppia può avvicinarsi in modo vicendevole, finché possano presentarsi l’uno all’altra senza vestiti, perché la fiducia tra loro fa fuggire la paura e la timidezza. In questo momento, non serve niente per difendersi: «io sono sicuro davanti a quella persona, perché io mi affido».
Essendo cristiani, seguendo Gesù è come seguire il nostro compagno della vita. Possiamo essere noi stessi ed abbracciare una profonda sicurezza. Gesù non ci giudica, quindi possiamo confessarci per sentire il suo amore immenso e la sua misericordia infinita. Come la moglie possa condividere tutta la vita con il suo marito, sia nel bene sia nel male, perché il marito si capisce e si accetta. Nella lingua cinese, la famiglia e la casa di solito sono paragonate come il “porto di mare”, dove possiamo lasciare tutta l’angoscia, la pressione e la stanchezza. Il luogo dove incontriamo Gesù è anche come un porto di mare, lì siamo liberi e sicuri.
Nel mese di maggio, arriviamo alla fine dell’anno academico. Come tutto l’anno, gli studenti inevitabilmente sentono la preoccupazione per il proprio futuro. Questo succede anche ad un mio amico dell’Università. Come dottorando di ricerca, la sua tesi, nonostante la permanenza a Roma, sta per concludersi. Lui sente anche questa grande sfida. Però, con la fede profonda, cerca di affidarsi al Signore e cerca l’aspetto positivo nel presente. Per esempio, nonostante stia per partire da Roma verso la sua nuova destinazione, una casa di cura, essa potrà anche essere un luogo ideale per continuare a scrivere la tesi. Di più, il vescovo non gli ha assegnato incarichi in diocesi, così nei prossimi mesi potrà avere un periodo tranquillo. Con tutti questi aspetti, lui sente la pace e, come le pecore di Gesù, basta seguirlo. Un altro amico, nel settembre scorso, ha lasciato il seminario perché non sentiva più la chiamata di diventare sacerdote, quindi ora vive come un missionario laico. Ascoltando la voce del Signore, lui ora sta per partire per l’india e il Pakistan. La tranquillità e la gioia si manifestano nel suo volto, perché lui è contento. Il racconto dei miei amici mi fa pensare ad un versetto del Salmo, che dice:
«Io resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia» (Sal 131).
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara.
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