Il 25 maggio del 1981, i settimanali inglesi “Time” e “Newsweek”, diedero ampio spazio all’attentato del papa Giovanni Paolo II, avvenuto durante l’udienza del mercoledì 13 maggio di quarantun anni fa. I redattori raccolsero i racconti dei testimoni, analizzarono lo svolgimento dell’evento e corredarono gli articoli con fotografie significative e commenti preziosi. Il “Time” intitolò il testo dell’articolo “La mano del terrorista”, mettendo in risalto che il Papa della Pace era vittima di un teppista “vendicativo”. “Newsweek” intitolò il suo pezzo “Ancora … l’ombra dell’attentatore”. Attraverso questi due articoli possiamo apprendere molti dettagli su quell’infausto evento.
Mercoledì 13 maggio 1981
Quel giorno l’udienza era iniziata tre minuti prima delle 17. C’era il sole, la temperatura era di 19°C. L’auto che trasportava il Papa stava completando il secondo giro di Piazza San Pietro, dove si erano radunati circa 10 000 pellegrini. Gli spari furono esplosi alle 17.19, vicino al colonnato. Giovanni Paolo II aveva appena consegnato ai genitori la bambina dai capelli biondi e ricci che teneva in braccio e aveva teso le mani per salutare una donna in abito bianco. Proprio in quel momento furono esplosi dei colpi di pistola che, secondo i rapporti, furono tre o quattro.
Un pellegrino racconta di aver visto del sangue sulla tonaca papale e la figura del Santo Padre che si accasciava. Francesco Pasanisi, ispettore generale della polizia vaticana, salito sulla papa mobile, riferisce: “C’era una scia di sangue, all’inizio piccola, come un fiore di rosa, ma che rapidamente cominciò a crescere”. Pasanisi gridò all’autista “vai, vai!”, mentre sosteneva il Papa insieme a don Dziwisz. Le mani del poliziotto presto si bagnarono di sangue, facendogli temere per la vita del Santo Padre. Giovanni Paolo II gli disse: “Grazie, grazie, coraggio, coraggio”. Pasanisi fu molto colpito e parlando con un giornalista disse: “Pensa, è lui, che in un momento come questo, mi diceva di essere calmo e coraggioso…”.
La gente rimase nella piazza antistante la basilica raccolta in preghiera per la vita del Papa. Alle 18.20 circa, don Justin Rigali dalla Segreteria di Stato si avvicinò al microfono e diede le prime rassicuranti notizie dall’ospedale…
Mentre, a Roma, si svolgeva l’attentato, il cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato della Santa Sede, era appena atterrato a New York, informato dell’evento, non si allontanò dall’aeroporto, ma prese il primo aereo per tornare a Roma.
Questi ed altri simili dettagli possiamo trovare in questi due articoli.
È pericoloso essere troppo buono?
“L’uomo che ha sparato a Papa Giovanni Paolo II la scorsa settimana ha attraversato un’altra linea del terrorismo, segnando un altro territorio con la violenza”, commenta un giornalista. L’assassinio del Papa predicatore di pace era al di là della comprensione della gente. “È come sparare a Dio”, ha dichiarato un pellegrino anonimo.
Il primo ministro canadese Pierre Elliott Trudeau così ha commentato l’attacco: “È strano che il nostro mondo sia diventato così barbaro da essere incapace di rispettare la vita del messaggero di Dio, il portavoce della pace. Il giornalista ricorda l’assassinio fatale del Mahatma Gandhi nel 1948 e le parole di Georoge Bernard Showa, secondo cui questo dimostra quanto sia pericoloso essere un uomo troppo buono.
I servizi del Time e del Newsweek pongono spesso una domanda che anche Giovanni Paolo II ha ripetuto mentre si recava in ospedale: “Perché l’hanno fatto?” Oggi sappiamo molto di più sulle cause dell’attentato rispetto a quanto si sapeva all’epoca. Lo sappiamo grazie a pubblicazioni come “Agca non era solo” che indaga sulla partecipazione dei servizi speciali comunisti all’attentato a Giovanni Paolo II” e che raccoglie i risultati dell’indagine condotta dall’Istituto [Polacco] per la Memoria Nazionale. Tuttavia, non sappiamo tutto. Verrà mai svelata e presentata tutta la verità sull’attentato?
Andrzej Dobrzyński