La festa di Pentecoste inaugura una nuova epoca nella storia umana, perché da quel giorno, l’accompagnamento da parte di Gesù si rinnova in un’altra forma, cioè lo Spirito Santo ora è mandato a noi. D’ora e poi, Dio è con noi più vicino che rispetto a quando era in mezzo a noi, perché la sua presenza è sia trascendentale, sia immanente.
Quando vogliamo stabilire un’unione con una persona, spesso regaliamo un souvenir, come un simbolo della connessione. Attraverso quel simbolo, vorremmo essere insieme giorno e notte. Perché come uomini, la nostra finitudine non ci permette di stare con la persona cara tutto il tempo, quindi fin dall’inizio della creazione, abbiamo il desiderio dell’eternità e l’aspirazione verso tutte le cose belle nella vita quotidiana. Con Gesù è lo stesso, lui vuole accompagnarci giorno e notte fino in fondo, quindi si incarna, muore, risorge e ci dona lo Spirito Santo. Questo ovviamente è un gesto dell’amore infinito. La proprietà dell’amore è infinita.
È vero che la religione cristiana è una religione d’amore, perché tutta la vita, tutti noi vivendo di Gesù, viviamo d’amore e per amore.
Con questo amore, pian piano la nostra mente si apre. Quando sappiamo che l’amore di Gesù è più grande di tutto il cosmo, la nostra felicità aumenta. La strada della fede è verso la felicità eterna. Paul Tillich scrive che la fede riguarda l’impegno ultimo, così abbiamo già la via per uscire dall’angoscia e dal dolore. La festa di Pentecoste è una festa “di riunione”. Quindi, vorrei pregare per riunione gli amici, la sposa con lo sposo, i figli e i genitori, ecc. La separazione è solo temporale, ma la riunione del corpo, spirito e anima è il nostro destino.
«E lo Spirito Santo, discendendo su di essi con forza straordinaria, li rese capaci di annunciare a tutto il mondo l’insegnamento di Cristo Gesù. Era così grande il loro coraggio, così sicura la loro decisione, da essere disposti a tutto, persino a dare la vita. Il dono dello Spirito aveva liberato le loro energie più profonde, convogliandole al servizio della missione affidata loro dal Redentore. E sarà il Consolatore, il Parakletos, a guidarli nell’annunciare il Vangelo ad ogni uomo. Lo Spirito insegnerà loro la verità tutta intera, attingendola dalla ricchezza della parola di Cristo, affinché essi, a loro volta, la comunicassero agli uomini in Gerusalemme e nel resto del mondo»[1].
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, Professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara.
Fot. Mohamed Nohassi/Unsplash.com
[1] Omelia di Giovanni Paolo II, Domenica, 31 maggio 1998, Pentecoste. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1998/documents/hf_jp-ii_hom_31051998.html.