La parola che abbiamo ascoltato questa domenica mette al centro in modo evidente, il tema della vocazione, e ce ne propone diversi esempi: quello del profeta Eliseo, nella prima lettura, quella di Gesù, e i tre personaggi che si incontrano con lui, ognuno con la sua storia, con la sua vita.
In primo luogo, quando parliamo di vocazione, dobbiamo sfatare il preconcetto del senso comune che, tale questione si riferisca solamente ai preti, religiosi, suore… per cui questa parola non mi tocca più di tanto, pensando: “io ho fatto la mia vita, ormai ho raggiunto una certa età, ho fatto la mia scelta,… mica mi devo far prete o religioso”. Quindi non facciamo delle letture una valutazione, cha la mia vocazione sia migliore, più giusta della tua e viceversa; non è così. Invece saper cogliere quello che ci può essere utile per noi, in fondo questa parola che sembra avere alcuni destinatari particolari, è per ognuno di noi, in quanto dobbiamo considerare la nostra vita come vocazione.
E il versetto del Vangelo ci dà un presupposto di partenza, “parla signore, perché il tuo servo ti ascolta”, questa dovrebbe essere un’invocazione che dovrebbe accompagnarci durante la nostra giornata, in un costante atteggiamento di ascolto non solo per quanto entrano in gioco le scelte decisive per la nostra vita, ma come uno stato d’animo interiore, un ascolto di una presenza, Dio, che ci accompagna in ogni nostra occupazione quotidiana.
Il primo personaggio è Eliseo: non un figlio di profeta, non viene da una famiglia importante, e questo ci dice che ogni chiamata, ogni dono nella nostra vita è pura grazia da parte di Dio. Dio che ci raggiunge nel momento della vita quotidiana, come Eliseo, mentre lavorava i campi, proprio dove siamo e quanto meno ce lo aspettiamo. Eliseo comprende cosa il Signore vuole da lui, si libera da tutto ciò che è di peso, brucia l’aratro, da mangiare alle folle, segno di una vita d’ora in poi spesa al servizio del popolo. Insomma, volta pagina per mettersi al servizio di Dio, insegnandoci il bisogno di liberarci da tutto ciò che ci appesantisce, per essere liberi di seguire Dio, con cuore indiviso, con un cuore semplice.
Di Gesù invece ci colpisce la sua fermezza, sta andando a Gerusalemme dove sarà ucciso, verso il suo destino. Gesù non si tira indietro, ecco l’atteggiamento deciso, che ci insegna a non indugiare. Da questo punto di vista, si comprende meglio l’esito dei tre che incontrano Gesù, che manifestano il desiderio di dare una svolta loro vita. Ma succede che antepongono il loro affetti, come le loro sicurezze, alle esigenze della sequela, del Vangelo.
Dalle risposte di Gesù, sembrerebbe che sia troppo rigido, esigente, quasi da creare scandalo in quei tre: insomma; “Ho un padre morto da seppellire, come non salutare i miei familiari che forse non rivedrò mai più? Perché così severo?” Facendo in questo modo Gesù richiama ognuno di noi a mettere al primo posto seguire lui rispetto a qualsiasi altra circostanza. Ci da una gerarchia di valori. Come San Paolo nella seconda lettura, ci dice chiaramente di mettere l’amore al primo posto “tutta la legge si può riassumere in un solo precetto: amerai il tuo prossimo come te stesso”. Questo è possibile se cammineremo secondo lo Spirito e non secondo la carne. In fondo, tutta la nostra vita è un cammino: tutti personaggi che abbiamo ascoltato si muovono, camminano: Eliseo, Gesù, le persone che incontrano… non possiamo restare fermi. Ma se camminiamo secondo lo Spirito, egli ci conduce alla libertà, per non ricadere nei desideri della carne, cioè in tutto quello che ci impedisce di realizzare la nostra vocazione.
Ad esempio, quante volte nostra vita ci rendiamo conto di dover adoperarci per migliorare il vivere coerentemente la fede, la nostra testimonianza di vita, quante piccole e grandi aspetti dovremmo correggere, ed è facile lasciarsi trascinare, pensare di prendere tempo: “tanto ci penserò domani”. E questo capita spesso verso le realtà spirituali, verso le quali in genere siamo più tolleranti e indulgenti, rispetto alle questioni pratiche più concrete della vita.
Allora se mettiamo ordine nella nostra vita, potremmo prendere coscienza che la nostra vocazione, a cui ognuno di noi è chiamato a realizzare nella comunità cristiana, è quella alla santità, giungere a Cristo nella piena realizzazione personale e comunitaria.
Padre Michele Messi – passionista
Fot. Reely Amaury Gutierrez