L’Evangelo di Luca ci presenta due figure famose per spiegare la comparazione tra contemplazione ed azione: Maria e Marta. La conclusione di Gesù è che «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Questo discorso ci spaventa, perché la mentalità moderna loda molto l’azione piuttosto che la contemplazione. Di più, la contemplazione ci sembra scomoda e confusa, a causa della mancanza di un risultato concreto. Allora, affrontando il nostro testo, la domanda viene naturale: come mai Gesù disse che la contemplazione è migliore dell’azione? Per quale motivo Maria ha scelto la parte migliore?
Forse, per rispondere, possiamo ripensare che cose è l’uomo, la definizione della nostra specie. Nel tempo della Genesi, l’uomo è creato da Dio. La situazione primitiva è quella di Adamo ed Eva, godendo nel giardino di Eden come interlocutori di Dio. Cioè, l’uomo per natura è nella contemplazione di Dio. La vita nell’Eden è come quella dei bambini: tutto è pronto nell’abbraccio di Dio. Quindi, laddove è pienezza di gioia e pace, nessuna mancanza e nessuna preoccupazione.
Solo quando i nostri antenati non sono più contenti di quello che hanno, per la storia umana inizia un’altra epoca. Con il peccato, nella storia della contemplazione, entra la storia dell’azione. Prima, ogni giorno e ogni momento si vive nella contemplazione con Dio e dialogando con Dio senza difficoltà. Tuttavia, dopo di ché, fuori dall’Eden, la visione beatifica sembra impossibile e difficile. Dio nasconde la Sua faccia e l’uomo solo con la propria forza potrà avere tutto quello di cui ha bisogno. La dimenticanza della contemplazione, infatti, è una dimenticanza della vita dell’Eden. La mentalità abituale ritiene che solo con la propria azione, possiamo raggiungere i nostri scopi e realizzare i nostri progetti. Anche la società pian piano funziona con questo modo di pensare. Per esempio, quasi in tutto il mondo, nel campo accademico, per diventare ricercatore oppure Professore ordinario, si devono pubblicare degli articoli. Per vincere la borsa di studio, gli studenti devono raggiungere una buona media credito. Per avere un luogo in cui riposare, si deve pagare una certa somma per l’affitto e così via. Per noi, che viviamo nel XXI secolo, non siamo abituati a credere nei doni gratuiti, come non siamo abituati per aprirci ad abbracciare l’amore gratuito.
La via verso la contemplazione è infatti una via della confessione: confessa una mente piena della strategia e confessa che non può credere in Dio, preoccupata di tutti i bisogni piccoli e grandi.
«La contemplazione è l’espressione più alta della vita intellettuale e spirituale dell’uomo. È quella vita stessa, pienamente cosciente, pienamente attiva, pienamente consapevole di essere vita. È prodigio spirituale. È timore riverente, spontaneo, di fronte al carattere sacro della vita, dell’essere. È gratitudine per il dono della vita, della consapevolezza, dell’essere. È chiaro intendimento che la vita e l’essere, in noi, derivano da una Fonte invisibile, trascendente e infinitamente ricca. La contemplazione è soprattutto consapevolezza della realtà di questa Fonte. Essa conosce questa Fonte in modo oscuro, inesplicabile, ma con una certezza che trascende sia la ragione, sia la semplice fede» (Thomas Merton, Semi di Contemplazione).
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, Professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara.
Fot. Brennan Wolf/Unsplash.com