La parola che la liturgia domenicale ci dona, ci richiama all’insegnamento della preghiera. Sulle labbra di Abramo c’è la preghiera di intercessione, che molte volte abbiamo visto nell’antico testamento, come Mosè che intercedeva per il popolo che si ribellava contro il Signore, affinché avesse pietà e perdonasse il peccato. Così fa Abramo, che ci insegna innanzitutto ad avere attenzione, amore verso chi si trova in una situazione di pericolo, in questo caso della città di Sodoma: “all’udire la parola del signore, Abramo si avvicinò e disse”. Dimostra di avere a cuore le sorti della città, anche se sembra che a lui non interessi molto del destino del malvagi, peccatori, lui è preoccupato che i pochi giusti che vi possono essere, non facciano la fine tremenda insieme ai peccatori. In questo dialogo, battute e risposte tra Dio e Abramo, per ben sei volte Abramo insiste, – noi forse al posto di Dio a un certo punto ci saremmo seccati -, invece la buona notizia è che il Signore gradisce insistenza di Abramo, non è infastidito dalla nostra preghiera insistente e perseverante, e ci rivelano che “i decreti del Signore sono giusti, mai permetterà che giusto soccomba”.
L’esempio Abramo ci fa capire che la nostra preghiera è più gradita Dio quando preghiamo per gli altri, soprattutto per i peccatori, che in fondo lo siamo tutti noi, pregare per chi è lontano dal Signore è fare i nostri sentimenti di Dio che “fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, lento all’ira e grande dell’amore”, è paziente e aspetta che l’uomo si converta dalla sua malvagità e ritorni a lui.
Il Vangelo ci pone di fronte ad un interrogativo: “come pregare?” Nella nostra vita spirituale dobbiamo domandarci “quanto prego?, Mi accontento del minimo indispensabile?” Ma soprattutto, come prego? Ci possono essere d’aiuto letture spirituali, guardare all’esempio dei santi, ma ci accorgiamo che non c’è un metodo standard per tutti, una soluzione bell’e pronta che troviamo scritta nei libri: ognuno deve crescere con la pratica, facendosi condurre da Dio.
Gesù ci dà un aiuto, ci insegna il Padre nostro, “quando pregate dite”. La parola iniziale, “Padre” è entrare innanzitutto in questo atteggiamento del cuore; mi rivolgo a Dio che chiamo Padre perché riconosco di essere suo figlio, e in questo atteggiamento di figliolanza riconosco, come un bambino, rivolgendomi a lui, di non essere autosufficiente, ma di aver bisogno di un Padre, figura che incarna l’amore totale verso un figlio, “che non dà cose cattive suoi figli: a chi chiede un pesce non darà una serpe?”
Un altro passo che ci incoraggia fiducia, ma può lasciarci perplessi, quando Gesù dice “chiedete vi sarà andato, cercate troverete, bussatemi sarà aperto”. E quante volte, nella nostra preghiera invochiamo l’aiuto del Signore per una grazia per noi o per quella persona, che riteniamo essere la cosa migliore, la scelta giusta; oppure pregare per la guarigione da una malattia… Ma constatiamo che la nostra preghiera non sempre ottiene quello desiderato. Questo perché la preghiera non è come una formula magica che realizza miei desideri…, ma un cammino di conoscenza, un dialogo fiducioso con il nostro Dio. E anche quando ci accorgiamo che nonostante la preghiera le cose non cambiano, non dobbiamo perdere la fiducia che il Signore ha ascoltato la nostra invocazione, sa quello di cui abbiamo bisogno, e mentre noi ci fermiamo alla necessità presente, Dio tiene nelle sue mani tutta la nostra vita, ha uno sguardo completo della nostra esistenza, e sa di cosa abbiamo veramente bisogno: “Darà lo spirito Santo a quelli che glielo chiedono”.
Allora riusciamo a comprendere quali sono i frutti della preghiera, conformare la nostra volontà a quella di Dio; non essere come il paziente che suggerisce al medico la cura da dare, ma l’azione dello Spirito di Dio in noi ci aiuta pregare secondo lo Spirito, a lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi “che intercede con gemiti inesprimibili, perché non sappiamo ciò che è conveniente domandare”, chiedendo quello che veramente è per il vero bene, nostro e degli altri.
Solo così, quando la nostra volontà si sarà uniformata a quella di Dio, sapremo accettare tutto dalle sue mani. La nostra preghiera ci conduca a questo, a crescere nella confidenza di avere un Padre, “abbiamo ricevuto lo Spirito e siamo figli adottivi” che in ogni situazione della nostra vita è accanto a noi e sa di cosa abbiamo bisogno ancor prima che glielo chiediamo, che ci ama e vuole il nostro vero bene.
P. Michele Messi CP