In fondo alla natura umana c’è il desiderio di essere primi, lo vediamo nelle diverse occasioni della vita: concorsi, esami, relazioni. Non parliamo poi di quando si è invitati ad un pranzo, un ricevimento ecc. il nostro primo desiderio è quello di essere notati, apprezzati, considerati i più importanti, da qui la ricerca del posto che ci dia visibilità ed importanza. Gesù però ci mette in guardia contro un tale atteggiamento di autorefenzialità. Non sta a noi ritenerci primi, può capitare infatti che ciò ci metta in una condizione di disagio: colui che invita può chiederci di passare all’ultimo posto e cedere il primo ad una persona che egli ritiene più importante o meritevole di noi. E’ l’esempio che Gesù cita nel vangelo di questa domenica, la lezione che ne deriva per noi è che le nostre scelte devono essere ispirate e guidate dall’umiltà, virtù che è parte integrante della fede, anzi ne è il fondamento. Infatti come è possibile aver fiducia di una persona se non crediamo alle sue parole o non ci affidiamo al suo giudizio?
Allora è chiaro che non dobbiamo essere noi a guidare la nostra vita, ma Dio, la sua parola è luce, la sua volontà guida. Molti i santi che non erano ritenuti intelligenti e messi all’ultimo posto, ma Dio, proprio in loro, ha fatto risplendere la sua sapienza ed intelligenza. Pensiamo infatti al santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, che negli studi era ritenuto incapace, da confessore invece attirava anime a Dio, la sua parola semplice, la sua umiltà profonda erano un balsamo per i peccatori che, di fronte a tanta genuinità, si sentivano conquistati. Oggi egli è non è più “scartato”, ma ritenuto un grande santo che ci fa riflettere sulle parole di Gesù: “I primi saranno ultimi e gli ultimi primi”.
Anche s. Paolo ci ricorda nella lettera ai Corinzi: “Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti …” Non è quindi il nostro desiderio a farci primeggiare, ma l’affidameno totale a Dio, nostro Bene, che vuole solo il nostro bene. A volte può verificarsi che una mortificazione ci educhi a riflettere, a non ripetere un errore, a metterci nella giusta visione delle cose e delle situazioni.
Quando riceveva uno sgarbo o una mortificazione s. Francesco diceva che ciò doveva procurare “Perfetta letizia”.La fede è dunque il coraggio di essere l’ultimo, lieti di affidarci alla divina volontà, perché Gesù ha promesso che l’ultimo sarà il primo e il primo sarà l’ultimo.
Sophia Lilin Wu – Studentessa della Pontificia Università Gregoriana, Professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara.