Il Vangelo di questa domenica, parla della gratitudine prendendo ad esempio l’atteggiamento dei dieci lebbrosi. Tutti si recano da Gesù con la speranza di essere guariti. Gesù dice loro di andare dai sacerdoti perché verifichino la loro guarigione e li riammettano all’interno della comunità. Essi si avviano fidandosi di quella parola. Lungo il cammino tutti e dieci si accorgono di essere guariti: la loro fede è stata premiata! Uno di loro però torna indietro “lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo”, poi c’è un’annotazione: Era un Samaritano!Dunque uno solo, e per di più uno straniero nemico dei Giudei, torna indietro per lodare e ringraziare Dio.Non ci meravigliamo l’ingratitudine è un sentimento molto comune, quante preghiere di richiesta vengono fatte, molto chiediamo è poco ringraziamo. Eppure numerosi sono i doni che Dio elargisce, ma pochi i ringraziamenti che riceve.Lo Shabbat, è un dono e un comandamento che invita a ricordare. Giorno della memoria e del ringraziamento. Fermiamo i lavori e le attività, per ricordare tutto quello che Dio ha fatto e creato in questo mondo, per ringraziarLo. È evidente che Dio non ha bisogno del nostro grazie, nulla può accrescere la sua gloria, ma siamo noi ad avere bisogno di dirgli grazie, ad instaurare con Lui un rapporto “eucaristico” (ringraziamento).Al Samaritano che torna indietro Gesù dice: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato”C’è perciò una grande differenza tra la guarigione fisica e la salvezza, questa è data a chi prescinde dai riti, e dalla burocrazia religiosa, ma si rivolge a Dio come figlio al Padre.Preghiamo dunque col cuore colmo di gratitudine come il cuore di Gesù che ringraziando “spezzò” il suo Corpo e lo donò come nutrimento dello spirito e salvezza dell’anima.«Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha» (Mt 12, 13).
Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara