Il Simposio intitolato “Come trasmettere l’eredità del pontificato alle prossime generazioni di fronte alle nuove sfide”, promossa dalla Fondazione Giovanni Paolo II, faceva parte della celebrazione, svoltasi in diversi giorni, per il 40esimo anniversario della creazione della nostra istituzione vaticana e polacca. Esso si è tenuto presso la Pontificia Università “Urbaniana” il 23 settembre 2022, con l’obiettivo non solo di ricordare, ma soprattutto di riflettere sulla attuale condizione della Fondazione.
Sono stati invitati a partecipare i membri dei Circoli degli Amici della Fondazione, i rappresentanti di sedici fondazioni vaticane e i giornalisti.
Di seguito viene riportato il resoconto della parte inaugurale. I prossimi due articoli tratteranno la sessione scientifica e la tavola rotonda.
I presenti sono stati accolti da monsignor Paweł Ptasznik, presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione. Egli ha sottolineato che il simposio forse non avrebbe dato ricette pronte su cosa fare per trasmettere fruttuosamente l’eredità di Giovanni Paolo II alle generazioni future, ma avrebbe indicato le direzioni per raggiungere questo obiettivo. All’inizio ha preso la parola Adam Kwiatkowski, ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede, che ha letto la lettera del presidente Andrzej Duda inviata per l’occasione . Il capo dello Stato polacco ha sottolineato il ruolo della Fondazione nel mantenere l’identità delle nazioni europee sottomesse all’impero sovietico negli anni ’80, che fu il primo decennio delle sue attività. In un certo senso, questo lavoro continua ancora oggi, anche se in modo diverso, nel programma di borse di studio per gli studenti dell’ex Unione Sovietica. Il Presidente ha anche richiamato l’attenzione sulla necessità di “autoidentificazione”, di cui Giovanni Paolo II ha scritto nel suo libro “Memoria e identità” (Conversazioni a cavallo dei millenni”). Attualmente, questo tema è cruciale per il mondo moderno e comprende ed investe non solo l’identificazione con un particolare circolo culturale o codice morale, ma anche questioni antropologiche, l’identità dell’uomo e della donna o la comprensione della famiglia e del matrimonio. Il Presidente ha auspicato che la comunità della Fondazione contribuisca con le sue azioni alla realizzazione di questa visione sociale, che Giovanni Paolo II ha descritto come una “civiltà dell’amore”.
Anche l’arcivescovo Marek Jędraszewski ha fatto riferimento al libro “Memoria e identità”, pubblicato nelle ultime settimane di vita di Giovanni Paolo II. Ha richiamato l’attenzione sulla questione sollevata nella pubblicazione riguardo alla materna memoria della Chiesa, di cui Maria è una fonte essenziale. Questa memoria riguarda Cristo, cioè la storia della salvezza e le verità di fede rivelate. Riguarda le verità contenute ed espresse nel Credo e nella Tradizione apostolica. Si riferisce anche all’uomo, alle sue origini, alla sua vocazione, alla sua elevazione e alla sua caduta. Questa memoria plasma l’identità della Chiesa e determina la sua particolare missione nel mondo. L’oratore ha sottolineato che le tre caratteristiche – cristologica, antropologica e mariologica – costituiscono il fondamento teologico ed ecclesiale per lo studio del pensiero e dell’opera di Giovanni Paolo II, e allo stesso tempo la Fondazione dovrebbe costruire le sue attività su questo fondamento. L’arcivescovo ha dichiarato che compito principale della Fondazione è quello di “iscrivere la memoria del Santo Patrono nella grande storia della memoria della Chiesa”. Ciò dovrebbe avvenire facendo emergere il significato cristologico e antropologico del magistero di Papa Wojtyła.
Cristologia e antropologia che sono in relazione alle questioni ideologiche del mondo contemporaneo dibattute in numerosi areopaghi, ed anche in relazione alla verità, alla coscienza, alla libertà, alla giustizia e all’amore umano. L’oratore ha sottolineato che si tratta di un “grande compito” “estremamente importante”. Inoltre, sulla base di questo fondamento teologico ed ecclesiale, si dovrebbero affrontare i “temi personali, storici, politici, letterari e di altro genere che costituiscono la vita e le realizzazioni” di Giovanni Paolo II. Questo fondamento teologico-ecclesiale non è privo di significato anche per le attività educative della Fondazione e per il programma di borse di studio per i giovani dell’Europa orientale. L’arcivescovo Jędraszewski ha ricordato l’intenzione di Giovanni Paolo II di far sì che la cultura cristiana, compresa quella polacca nella sua forma autentica, diventi un legame tra le comunità e le nazioni che vivono a est della Polonia. In questa prospettiva, il compito della Fondazione è quello di costruire un “ponte” che colleghi queste nazioni. Da questa affermazione si può concludere che la costruzione di ponti avverrà principalmente attraverso il proseguimento dell’istruzione dei giovani, anche se probabilmente questo non è l’unico modo per collegare le nazioni dell’Europa centrale e orientale. Studiare il pontificato del Papa slavo apre diverse prospettive per costruire ponti tra le nazioni e avvicinare popoli e culture. Vale la pena sottolineare che il discorso dell’arcivescovo Jędraszewski ha mostrato come, prima della pratica, poiché sono proprio le idee a determinare le priorità dell’azione. Una voce tanto più degna di nota perché l’arcivescovo di Cracovia è a capo della Fondazione Giovanni Paolo II.
Federico Lombardi SJ ha sottolineato che durante i suoi lunghi anni di lavoro alla Radio Vaticana e poi alla creazione della televisione vaticana, ha imparato molto da Giovanni Paolo II. Ha ricordato un evento del 2003, quando da Roma fu condotta una trasmissione che collegava il Papa a vari luoghi del mondo. Il Santo Padre è rimasto impressionato dalle possibilità tecnologiche della televisione di mettere in contatto le persone. L’oratore ha sottolineato che Giovanni Paolo II apprezzava le possibilità pastorali offerte dalla televisione, pur conoscendone i pericoli. Tuttavia, il suo profetismo era espresso da una visione a lungo termine in cui gli elementi positivi superavano gli aspetti negativi associati allo sviluppo delle nuove tecnologie mediatiche. Il relatore ha poi presentato la struttura e le attività della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, istituita nel 2010. I suoi obiettivi sono principalmente scientifici e culturali. Consiste nel promuovere la ricerca teologica attraverso l’assegnazione annuale di un premio, le conferenze organizzate o le pubblicazioni preparate, nonché attraverso l’assegnazione di borse di studio per il dottorato. Non si occupano solo di ricerca sull’eredità di Papa Ratzinger, ma mirano a sviluppare la teologia e il suo rapporto con altri campi di studio e con la cultura contemporanea. Lombardi ha portato l’esempio di due premi, assegnati già da diversi anni dalla Fondazione insieme alle università di Madrid (Premio “Ragione aperta”) e di Toruń (Premio “Ratio et spes”). A sua volta, l’oratore ha focalizzato l’attenzione sulle possibilità di cooperazione tra le fondazioni di Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, indicando aree di iniziative comuni. Questi potrebbero includere, innanzitutto, la dimostrazione della continuità e della coerenza tra i papi nell’adempimento dell’ufficio petrino nella Chiesa, nonché la rivisitazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II come patrimonio da cui attingere nel loro ministero, come fa anche Papa Francesco. Le aree sopra menzionate non esauriscono le possibilità di collaborazione e le iniziative che vale la pena intraprendere insieme in futuro.
Andrzej Dobrzyński