Nel Vangelo di oggi, la storia di Zaccheo ci mostra nuovamente la verità del nostro universo: cercate e troverete; bisogna cercare per trovare. Gesù, il Figlio di Dio: tutti vogliono incontrarlo, ma non tutti ci mettono impegno. Per molti, l’averlo incontrato va bene; per altri che ancora non l’hanno incontrato, purtroppo, si potrebbe dire altrettanto: anche per loro, va bene così. Per alcuni, va bene vedere Gesù soltanto da lontano. Invece, Zaccheo non si accontenta di vedere Gesù da lontano; benché piccolo di statura, sale su un sicomoro per vedere Gesù da vicino. Per i farisei e i dottori ebrei del tempo di Gesù, una figura come quella del capo dei pubblicani non era la benvenuta, visto che per il suo ministero e per la sua identità, era ritenuto come un peccatore. Ma Gesù – che con il Suo cuore vuole abbracciare tutta l’umanità – abbraccia anche Zaccheo, perché lo stava cercando con tutto il cuore.
“Cercate e troverete”, soprattutto nel caso di Gesù. Magari possiamo chiedere anche a noi stessi quanto impegno abbiamo messo nel cercare Gesù. Quando Gesù sembra lontano e non sembra facile da incontrare, anche noi tentiamo di “salire su un sicomoro” per avere la possibilità di vederlo e gridargli? Se Gesù per noi è veramente importante, come mai non abbiamo tempo per pregarlo o adorarlo? Se Gesù è importante nella nostra vita quotidiana perché non chiediamo su tutte le cose la Sua benedizione?
L’esempio di Zaccheo ci ricorda che la grazia divina appartiene a colui che ha un cuore aperto e una fede stabile verso il Signore. La sua professione, il suo ruolo, il suo lavoro e anche la sua nazionalità non sono importanti, ma tutto dipende dalla sua sincerità e dalla volontà interiore, cioè dal suo cuore. Il nostro Signore è un Signore che guarda il cuore anziché l’apparenza: quindi, in un luogo silenzioso, cioè nella nostra interiorità, c’è una sedia che appartiene a Gesù, per accoglierLo, per ricevere la Sua giustizia e la Sua misericordia. Zaccheo è fortunato, perché lui conservava questa sedia con tutto l’impegno, nonostante fosse capo dei pubblicani. Lo stesso avviene oggi: ci sono tanti ricchi, potenti, come Zaccheo, che conservano anche loro un luogo sacro nel cuore; un cuore che non ha macchia. Dunque, non c’è nessun motivo a causa della ricchezza di giudicare una persona. Gesù non giudica mai una persona secondo quante proprietà abbia; solo noi uomini, nella nostra fragilità, pensiamo che una persona ricca sia un peccatore.
Padre Matteo Ricci, gesuita maceratese, quando era in missione in Cina, era sempre accanto ai ministri ricchi e ai potenti del Palazzo imperiale. Così come nel Vangelo di oggi, avviene che Gesù è accanto a Zaccheo e mangia nella sua casa. Questa vicinanza da parte di padre Ricci porterà al battesimo del ministro cinese Paolo Xu Guangqi, o di Li Zhizao, e di tanti altri. L’amicizia tra padre Ricci e questi potenti, può essere considerata – dunque – un valido esempio del dialogo tra cristiani e uomini e donne di un’altra cultura.
L’uomo, come ascoltatore della Parola, naturalmente, attende l’avvento del Signore. Gesù, immagine di Dio, è «una realtà che unisce due realtà, una manifesta e l’altra nascosta, dove quella visibile è la carne di quella invisibile, e quella invisibile è il senso ultimo di quella visibile» . La stessa vita umana è un viaggio verso il Signore, e per intraprendere questo viaggio ci viene chiesto di farlo con tutto il cuore e tutta la forza. Così come la bellezza si manifesta pian piano dietro l’immagine, così la nostra vita – man mano – si sente soddisfatta, fino a quando non incontra una “sorpresa” così come è accaduto nella vita di Zaccheo:
«La casa di questo peccatore sta per diventare, a dispetto di tante mormorazioni dell’umana meschinità, un luogo di rivelazione, lo scenario di un miracolo della misericordia».
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara.
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