La parte successiva del simposio è stata una tavola rotonda intitolata: “La missione della Fondazione Giovanni Paolo II e le nuove sfide” alla quale hanno partecipato l’Arcivescovo di Minsk e Mogilev, Józef Staniewski, il Prof. Michał Paluch OP dell’Università di San Tommaso d’Aquino “Angelicum” di Roma e Wojciech Halarewicz, economista e membro del Consiglio di Amministrazione di “Mazda Europa” e allo stesso tempo membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II. La discussione è stata moderata da Michał Kłosowski, giornalista e pubblicista, associato, tra l’altro, alla rivista polacca “Wszystko Co Najważniejsze”.Il primo turno si è aperto con una domanda all’arcivescovo Staniewski sulle attività della Fondazione nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, su come era in passato e su quale forma dovrebbe assumere in futuro. L’arcivescovo ha ricordato che l’elezione di Karol Wojtyła è stata un raggio di speranza anche per le persone che vivevano nella repubblica bielorussa che faceva parte dell’URSS. Dopo i cambiamenti politici, Giovanni Paolo II ha eretto diocesi e strutture ecclesiastiche in Bielorussia, che però dovevano essere combinate con la preparazione di risorse umane adeguate. Grazie alla Fondazione, numerosi studenti laici e chierici hanno acquisito un’adeguata formazione professionale e spirituale e hanno approfondito la conoscenza della cultura polacca.”Come possiamo educare e costruire la cultura delle giovani generazioni?”. – Con questa domanda, il conduttore si è rivolto al padre domenicano, il quale ha ricordato che l'”Angelicum” è l’università dove Karol Wojtyla ha svolto i suoi studi di dottorato tra il 1946 e il 1948. Gli studenti di questa università, provenienti da un centinaio di nazionalità, dovrebbero conoscere la persona e l’insegnamento di San Giovanni Paolo II. Il teologo ha sottolineato che la profondità del magistero di Papa Wojtyla autorizza a paragonarlo a Sant’Agostino o a San Tommaso d’Aquino. Ma è importante scegliere soprattutto quei temi dell’ampio lascito di Giovanni Paolo II che appaiono particolarmente attuali. Il tema della cultura è molto importante e quello dell’identità non è da meno. È necessario vivere con coraggio la propria identità cristiana, ma allo stesso tempo con grande apertura per l’altro è per le altre culture. Dalla profonda coerenza del vivere la propria identità nascono il coraggio e l’apertura all’incontro con chi ha valori e principi diversi.”Come può la Fondazione contribuire all’ambiente dell’economia e degli imprenditori? Come possiamo preparare i giovani cristiani a lavorare in questo settore della vita sulla base del pensiero sociale di Giovanni Paolo II?”. – Con queste domande, Michał Kłosowski ha invitato Wojciech Halarewicz a unirsi alla conversazione, egli ha sottolineato come il Papa abbia prestato attenzione allo sviluppo integrale tenendo conto della dimensione antropologica e morale anche nel settore economico. È quindi necessario chiedersi il motivo per cui un prodotto viene commercializzato, ossia i valori umani, non materiali, che dovrebbero anch’essi contare. Da qui la necessità di preparare un’élite di economisti informati e responsabili, capaci di prendere le decisioni giuste. Ciò richiede un processo educativo e formativo lungo e deliberato.La seconda serie di domande consisteva nel descrivere nel dettaglio il ruolo della Fondazione, in modo che possa raccogliere le nuove sfide poste dal mondo moderno. L’arcivescovo Staniewski ha sottolineato che il processo di educazione e istruzione deve continuare anche in età adulta. La Chiesa bielorussa, ad esempio, desidera che venga istituita un’università cattolica. La strada da percorrere è quella della preventiva istituzione di facoltà di scienze ecclesiastiche. La Fondazione può contribuire alla preparazione del personale
accademico cioè di coloro che si sono laureati grazie al programma di borse di studio e che tornano nel loro paese e nella loro diocesi.Padre Paluch ha sottolineato che la strategia per trasmettere l’eredità di Giovanni Paolo II deve tenere conto della diversa sensibilità delle giovani generazioni, esse infatti hanno hanno dinamiche di scoperta della persona e del pensiero del Papa diverse dalle nostre che fummo testimoni del suo pontificatoLa strategia dovrebbe includere attività fondamentali, come lo studio del pensiero di Giovanni Paolo II, un programma educativo per i giovani dell’Est, nonché una forma di attrazione e di interesse per una più ampia gamma di turisti che vengono a Roma, ad esempio attraverso un museo interattivo, situato nel centro della Città Eterna, in cui sarà raccontata brevemente la storia di Karol Wojtyła/Giovanni Paolo II. Si tratterebbe di una sfida che vale la pena di raccogliere per provocare un certo “sconvolgimento” nella coscienza dei turisti, e allo stesso tempo creare un’opportunità per il lavoro della Fondazione così da mettere in luce la persona e l’insegnamento del Papa. Il Padre domenicano ha sottolineato la necessità di insegnare al mondo moderno a “pensare con Giovanni Paolo II”. Questa idea è il motivo conduttore dell’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II, nato nel 2020, all’interno della Facoltà di Filosofia dell’Università “Angelicum”. È quindi necessario cercare nuove forme per raggiungere i giovani e interessarli al pensiero del Papa. Si dovrebbe inoltre porre maggiore enfasi sulla cooperazione tra le istituzioni associate a Giovanni Paolo II, al fine di cercare insieme modi appropriati per raggiungere le generazioni successive con l’eredità del Papa.Wojciech Halarewicz, invece, è tornato sulle questioni morali negli affari. Le domande su questi temi ricorrono con un approccio integrale allo sviluppo economico. È importante monitorare la formazione accademica e la carriera professionale dei laureati del programma di borse di studio, in modo che creino una “differenza” nei loro ambienti di vita e di lavoro.Il cardinale Stanisław Dziwisz ha concluso il simposio ricordando che la creazione della Fondazione è stata voluta da Giovanni Paolo II che voleva unire la cultura polacca con quella cristiana ed europea sostenendo le iniziative guidate dalla Fondazione. Ha ricordato che molti laureati del programma di borse di studio dall’Ucraina sono probabilmente in prima linea nella lotta per una patria libera. Dovrebbero essere abbracciati dalla nostra preghiera. Il Cardinale ha anche ringraziato i benefattori per il loro sostegno spirituale e materiale alle attività della Fondazione.In conclusione, vale la pena notare che nel contesto delle “nuove sfide” già contenute nel titolo del simposio, e soprattutto di quelle che emergono dal mondo contemporaneo, la pubblicazione di Giovanni Paolo II più citata dai relatori è stata il libro “Memoria e identità”. Per affrontare adeguatamente le nuove sfide non basta leggere i “segni dei tempi”, ma è necessario comprendere il proprio ruolo, conoscerne le fonti e le radici, cioè cosa e come rispondere a queste sfide. La Fondazione dovrebbe dare il suo contributo affinché dalla “memoria della Chiesa”, cioè dal suo insegnamento, emergano i fili cristologici e antropologici del magistero di Giovanni Paolo II, mostrandone l’attualità. Il suo compito è quello di servire la formazione dell’identità cristiana, soprattutto nei giovani dell’Europa orientale. La missione della Fondazione è strettamente legata alla sua storia e alla sua identità, il che non significa semplicemente continuare il lavoro svolto, ma anche andare incontro alle sfide future.
don Andrzej Dobrzyński