La guerra in Ucraina e i conflitti in molti altri luoghi del nostro globo rendono chiaro che, con i moderni mezzi di distruzione, lo spettro della sventura incombe ancora una volta sul mondo. Abbiamo un desiderio naturale di sicurezza, ma non siamo estranei a un senso di pericolo e di ansia, soprattutto in questo periodo. Nel Vangelo di oggi, Gesù parla dei segni che annunciano l’arrivo della fine dei tempi. Non per spaventare i suoi ascoltatori, ma per renderli vigili, speranzosi e preparati all’incontro con Dio.
Gesù avverte che ci saranno molti “falsi profeti”. Sono noti casi di alcune sette i cui membri sono stati perfidamente ingannati e spinti al suicidio dai leader religiosi. Cristo dice “non seguiteli”. La sicurezza offerta dagli uomini è illusoria.
Gesù indica i segni che accompagnano i tempi della fine. Si tratta di conflitti tra persone. “Nazione si solleverà contro nazione, regno contro regno”. Ci saranno anche persecuzioni causate dall’ostilità contro i seguaci di Cristo. “A causa del mio nome sarete odiati da tutti”. Anche il pungolo dell’odio può dividere intere famiglie. “Anche i genitori e i fratelli, i parenti e gli amici vi consegneranno e alcuni di voi saranno messi a morte”. Cristo dice che questo tempo di conflitto fornirà “un’opportunità per i cristiani di dare testimonianza”. Anche i segni in natura indicano l’avvicinarsi della fine dei tempi: “Ci saranno forti terremoti, appariranno fenomeni terribili e grandi segni nel cielo”.
Nella Bibbia troviamo menzionati anche altri segni che preannunciano la fine dei tempi e la venuta del Signore. Questi includono “un raffreddamento della fede, allontanamenti dalla fede e dalla comunità della Chiesa, l’apparizione dell’anticristo”. Ma non ci sono solo segnali negativi. Nel Vangelo di Matteo e nella Lettera ai Romani di San Paolo si fa riferimento alla “predicazione del Vangelo a tutte le nazioni e alla conversione di Israele”.
Il Signore Gesù ci mette in guardia dal voler individuare la data esatta della fine del mondo. Il giorno della venuta gloriosa del Signore è noto solo a Dio. I cristiani vivono nell’attesa dell’incontro con Cristo. Essi partecipano già ai beni della vita eterna attraverso la vita evangelica e il sacramento dell’Eucaristia. San Paolo ha detto: “Infatti, ogni volta che mangiate questo Pane o bevete da questo Calice, annunciate la morte del Signore fino alla sua venuta” (1 Cor 11,26).
La Chiesa ci insegna che la storia va verso il suo compimento alla fine dei tempi. Colui che è il Verbo eterno di Dio, “per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose”, è anche il fine e il compimento della storia.
La vita del cristiano è quindi un’attesa della venuta del Signore, non tanto la fine del mondo. Non significa passività, ma partecipazione attiva alla trasformazione del mondo, affinché la grazia della salvezza penetri nel cuore degli uomini e affinché con la venuta gloriosa del Signore ci sia una “terra nuova e un cielo nuovo”.
Il Concilio Vaticano II insegna che, sebbene ci siano molte tribolazioni nella vita terrena, queste non devono spaventarci e toglierci la speranza della venuta gloriosa del Signore.
Don Andrzej Dobrzyński
Fot. Sculpture