In chiesa, come possiamo vedere dalla decorazioni, dal colore liturgico viola, è comparsa una corona con delle candele, ci sono segni che richiamano la nostra attenzione, per indicarci che è iniziato qualcosa di nuovo: si è concluso l’anno liturgico, con la festa di Cristo Re di domenica scorsa, e iniziamo il nuovo anno, l’anno A, in cui ci accompagnerà il Vangelo di Matteo.
E come di consueto, non è un caso che questo avvenga con il tempo di Avvento, che ci prepara al Natale. Se in effetti, iniziare dal mistero della nascita di Gesù ha una sua logica, a partire dall’irruzione di Dio nel mondo, con la sua incarnazione, per portare a compimento l’opera della salvezza.
E similmente, come Dio ha mandato profeti al popolo d’Israele per prepararlo alla venuta del Messia, similmente per prepararci al suo Natale, ci ha dato un tempo, quattro domeniche che sono non una placida attesa, ma una “provocazione”, per rimettere in discussione aspetti, pro e contro della nostra vita e aprire lo sguardo per cogliere la novità, ciò che Dio sta preparando per noi.
L’Avvento quindi che non può limitarsi soltanto alla preparazione della festa del Natale, nulla toglie che certamente sia un momento di gioia, con lo scambio dei doni, degli auguri natalizi, ma fare uno sforzo per capire cosa il Signore vuole da noi, scegliendo di nascere e vivendo con noi.
San Paolo nella seconda lettura ci dice chiaramente: “è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la salvezza è più vicina”. Quindi a differenza di chi dorme, siamo chiamati ad un atteggiamento di vigilanza, simile ad una sentinella: fa la guardia, è attenta perché è in attesa un evento, un fatto inaspettato che può accadere.
In fondo, immaginiamo che anche siamo in attesa di un caro parente, amico, che viene a trovarci, anche in modo inaspettato: prepariamo subito qualcosa, lo accogliamo con cordialità…, manifestiamo la nostra attenzione. Quell’attenzione che non hanno gli uomini del Vangelo, che “non si accorsero di nulla”. La vita che scorre tranquilla, si mangia e beve, si prende moglie e marito, fino a che è troppo tardi e inaspettato arriva il figlio dell’uomo.
Perché quegli uomini non si sono accorsi di nulla? Che cosa ci aiuta a tenerci pronti? La prima lettura ci dà uno spunto, ascoltando dal libro del profeta Isaia quello che sarà alla fine dei giorni. Ci parla di una visione che attesta non solo una pace universale, cesserà la guerra per sempre, ma c’è un riferimento sicuro, saldo, incrollabile: il monte del Signore che sovrasta ogni cosa. Un luogo che attira, come una calamita le genti: allora ciò che può aiutarci tenerci desti è proprio il desiderio di “salire sul monte del Signore” ovvero il desiderio di andare incontro a lui, di incontrare il Signore nella nostra vita. Perché se nella nostra vita spegniamo il desiderio, i sogni, la nostra vita si spegne. Ci rimane un presente, dove non c’è nulla da attendere, proprio come nel Vangelo ai tempi di Noè, e ci lasciamo sfuggire il Signore che passa nella nostra vita. Perciò saper orientare il nostro cuore, saper discernere la dove è veramente il nostro tesoro, e andare con gioia incontro il Signore.
Di fronte a queste meraviglie che ci attendono nei cieli e ha preparato per noi il Signore, chiediamo di saper cogliere i segni dei tempi, simili alle “germoglio di fico che spunta”, che ci fa capire che la primavera si avvicina, saper leggere i segni di questo Avvento, prestando attenzione e rinnovando la nostra vita, affinché anche noi un giorno possiamo comparire alla sua presenza, faccia a faccia, e amarlo per tutti i secoli.
Michele Messi – passionista