Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta la continuazione del brano iniziato la scorsa domenica: Gesù che viene a portarci la nuova legge: non viene ad abolire la legge e i profeti, ma ci dà delle esortazioni per aiutarci affinché possiamo viverla in pienezza, secondo le intenzioni del Padre, come l’ha sempre desiderata… il rischio sempre presente, anche per noi oggi è quello di voler fare come i farisei, che erano abili a sostituire la legge con le tradizioni degli antichi, si aggiustavano a loro comodo la legge e quindi si tradisce il valore originale, e la parola di Gesù ce lo ricorda a noi anche oggi…
E mentre Gesù scorsa domenica parlava con linguaggio “forte” esortandoci ad un cambiamento radicale… ricordiamo “non dire pazzo, stupito al fratello”… parlava di “togliere l’occhio, o la mano, quando diventa motivo di scandalo”,… non sono solo le parole che possono ferire, possono fare del male ai nostri amici… ma riflettere anche sul male che possiamo fare con il pensiero, con il desiderio. E in tutto questo Gesù ci metteva di fronte ai rischi in cui andiamo incontro se non ci apriamo a questa nuova mentalità, all’amore verso il prossimo, … parlandoci addirittura di “condanna, del fuoco della Genna”.
Ma in questo Vangelo che abbiamo ascoltato, l’atteggiamento di Gesù è sempre esigente, ma ci invita ad essere propositivi, generosi; a fare noi il primo passo “dà a chi ti chiede”, se da te vuole un tot, tu sii abbondante, elargisci con abbondanza… supera la mentalità dell’ “occhio per occhio, dente per dente”, cioè l’essere fiscali, ti ripago esattamente per quello che mi hai dato, nel bene o nel male, ma essere capaci di donare con abbondanza, di chi non pensa al proprio tornaconto.
È questo che ci porta a quella perfezione della legge che è l’amore, nella sua forma più autentica che si esprime nell’amore verso i nemici: amare, come anche pregare, per chi ci fa del male: per chi ci perseguita… che continua nella sua azione conto di noi, che continua a darci fastidio… qui vi rientrano tutte le tensioni, i contrasti, gli screzi che possiamo avere con i fratelli… che non sono veri nemici, ma le persone con cui condividiamo la vita quotidiana, in famiglia, a scuola, nel lavoro… E quando parliamo male l’uno dell’altro, quando ci vendichiamo dei torti, quando facciamo dispetti, tutto questo non fa altro che alimentare le inimicizie, fa crescere le divisioni tra di noi e ci fa dimenticare che anche il nemico è e rimane nostro fratello, che siamo entrambi amati da Dio, che non fa preferenze di persone ma “fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”.
Così la prima lettura ci offre una strada, ovvero incamminarci sulla via della santità “siate santi, come io sono Santo” ci dice non che cos’è la santità, ma come fare per essere santi… evitando tutto ciò che diventa un ostacolo… l’odio, la vendetta, il rancore, sono sentimenti che ci rendono arrabbiati conto tutti, e diventiamo incapaci di amare veramente; invece se amiamo veramente un fratello, anche il rimprovero quando è buono, quando cerca di correggere, diventa un occasione per imparare e crescere.
Come fare tutto questo? Gesù sembra scoraggiarci, quando dice che tutto ciò che facciamo a quelli che ci amano in fondo non è nulla di straordinario. Anche i pagani, coloro che non credono in Dio, si comportano così… ricambiano il bene che gli altri fanno, salutano che mi saluta… ma la santità a cui tutti siamo chiamati è qualcosa di “straordinario”, non nel senso che è impossibile o difficile.
Anche a noi viene chiesto, di “lavorare con il cuore”; non fare cose straordinarie, ma di straordinario deve essere il nostro amore, nel vivere ogni giorno… allora anche le cose più piccole, diventano perfette davanti agli occhi di Dio.
Michele Messi – passionista
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