«Gli occhi della fede», è un libro e un concetto cruciale di Rousselot, laddove lui fa una metafora del carattere della fede con una dimensione soprannaturale. Per vedere bene nel livello spirituale, ci servono gli occhi della fede, lo stesso come gli occhi dell’amore, gli occhi dello spirito. Senza questi occhi, siamo come Gesù, quando disse, voi dite che vedete, ma non vedete la verità e siete come ciechi, che cadono in peccato. Invece, l’uomo cieco, con la sua fede, può anche ritrovare la vista per manifestare la gloria divina.
Recentemente, ho vissuto un’esperienza come in questo caso. Durante la quarantena del covid di due settimane, avevo bisogno di comunicare con il Professore dell’Università. Tuttavia, capitò che l’email a vicenda non funzionavano bene, quindi non riuscivamo a contattarci. In questo situazione, avevo dato la spiegazione che il Professore non mi rispondeva alle email, e mi sentivo anche male per questo “giudizio”. Però, quando potei uscire dalla casa e incontrare quel Prof, ho capito che lui, infatti, mi aveva già risposto ad ogni email, soltanto che l’email non funzionava bene per ricevere i messaggi. Quando c’è la mancanza della fede (fiducia, amore, spirito), anche noi siamo come ciechi, perché vediamo ma non possiamo vedere tutto, oppure quello che possiamo vedere è limitato. Soltanto quando vediamo la verità, possiamo vedere tutto. È la verità che ci fa liberi.
Bernard Lonergan, di volta in volta, spiegava il rischio del un giudizio subito dopo aver visto, perché secondo lui, prima di dare un giudizio, ci serve un “insight”. Questo “insight” funziona come “gli occhi della fede”; cioè un processo di ritirarsi – un ritiro. Nel ritiro, c’è tempo e spazio per aprire “gli occhi della fede”.
Giuseppe Castiglione (1688-1766), gesuita italiano di Milano, con la sua missione di essere un pittore di corte, trascorse 52 anni in Pechino. Nell’arte, lui aveva trovato un luogo del dialogo con i cinesi, benché possa sembrare che questa via della missione sia troppo straordinaria. Come Matteo Ricci, Castiglione allo stesso modo, con gli occhi della fede, portava avanti il suo ruolo di missionario, nonostante da tanti anni lui non sembrasse sia come un missionario con il suo stile di vita, cioè ogni giorno accanto all’imperatore della dinastia Qing e con le famiglie nobili di corte.
“Gli occhi della fede” come “gli occhi dell’amore” ci inducono alle cose, anche invisibili. Per esempio, l’esperienza dell’innamoramento porta uno a vedere l’altro che sembra più bello, oppure uno vede l’altro perfetto senza nessuna macchia. In realtà, è vero che alcuni caratteri della bellezza si rivelano soltanto a colui che ha “gli occhi dell’amore”. Lo stesso, il Signore si rivela anche soltanto per colui ha “gli occhi della fede”.
«Con ogni cura vigila sul cuore, perché da esso sgorga la vita» (Prov 4: 23).
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara.
Fot. SplitShire