Durante la festa di Pasqua, lo scambio degli auguri è “Cristo è Risorto”! Sabato Santo, dopo il lunghissimo silenzio, risuona l’inno della Gloria e si riaccende la luce – Lumen Cristi. Finalmente, c’è un uomo che vince ed attraversa la morte e riporta la vita; perciò siamo lieti di stare con lui, affinché anche noi possiamo risorgere come lui.
Dieci anni fa, durante la liturgia del Giovedì Santo, per compiere una ricerca, ero in un seminario della diocesi di Hebei, in Cina. Non sapevo perché, ma quando stavo in ginocchio per accompagnare la passione di Gesù, per la prima volta che facevo questo gesto nella mia vita per una persona, avevo compreso che quella persona era colui che stavo cercando. I sentimenti dalla passione sono duri e forti. Le suore e seminaristi cinesi per tutta la giornata del Venerdì Santo, facevano digiuno e adorazione davanti al Santissimo, nonché nel momento in cui l’eucaristia era ormai trasferita in un’altra stanza. Invece, il Sabato Santo, la liturgia ci portava dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dal nulla a tutto…la letizia così indimenticabile, e i cibi dopo un lungo digiuno erano così gustosi. Ecco, Cristo Risorto, veramente Risorto!
Dieci anni dopo, durante la liturgia del Giovedì Santo, questa memoria risuona nel mio cuore. È vero che il contesto è cambiato, i luoghi sono cambiati, ma la fede cattolica rimane ancora. In Italia, sebbene sia più facile celebrare l’eucaristia e la liturgia, purtroppo non è semplice trovare suore e seminaristi cinesi, ai margini della città e digiunare tre giorni pregando con tutto il corpo, spirito ed anima. Tale preghiera forte ed entusiasta succede sempre nel contesto quando le genti veramente hanno un bisogno urgente, perché questa situazione ispira sempre l’animo a gridare, di chiedere sinceramente, come l’Israele in esilio.
La passione di Gesù è proprio quella situazione che ispira una preghiera e un affidarsi a Dio totalmente, senza lasciare o rimanere nessuno spazio alla forza di sé. Il surrender di Gesù è assoluto, quindi il risorgere è assoluto. Questo è simile alla fiducia di cadere nell’acqua, come «sdraiarsi per galleggiare».
Se il Natale ci porta la speranza di aspettare la primavera, Pasqua ci indica la via per far fiorire la vita. Nella campagna di Macerata, sulla strada di asfalto dove passano le auto, si vedono sempre erba e fiori che cercano di sbocciare nel mese di marzo e aprile. Ecco, il segno della vita; ecco, il messaggio del risorto. Gesù, fiore della nuova vita che dalla pietra della tomba, come l’erba e i fiori, sbocciano la loro vita dalla pieta. Tutte e due succedono nella primavera come una lotta, anche come una pittura, così diceva S. Giovanni Paolo II:
«Tra la vita e la morte fin dall’inizio si svolge una lotta. Si svolge nel mondo la battaglia tra il bene e il male. Oggi la bilancia sale da una parte: la Vita ha la meglio; il Bene ha la meglio. Cristo Crocifisso è risorto dalla tomba; ha spostato la bilancia in favore della Vita. Ha innestato di nuovo la vita sul terreno delle anime umane. La morte ha i suoi limiti. Cristo ha aperto una grande speranza: la speranza della Vita oltre la sfera della morte».[1]
Quando, «tutto si rinnova nella luce del Risorto, il quale soltanto può dire: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Gv 11, 25-26)»[2].
Sophia Lilin WuStudentessa della Pontificia Università Gregoriana, Professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annuncio” Chieti-Pescara
[1] S. Giovanni Paolo II, “Messaggio Urbi et orbi di Sua Santità Giovanni Paolo II”, Domenica di Pasqua, 11 aprile 1982. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/urbi/documents/hf_jp-ii_mes_19820411_easter-urbi.html (l’ultimo accesso 07/04/2023).
[2] S. Giovanni Paolo II, “Messaggio Urbi et orbi di Sua Santità Giovanni Paolo II”, Domenica di Pasqua, 16 aprile 1995. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/urbi/documents/hf_jp-ii_mes_19950416_easter-urbi.htmll (l’ultimo accesso 07/04/2023).