Nel periodo Pasquale, troviamo una serie di avvenimenti della rivelazione del Signore. Nella terza domenica di Pasqua, due discepoli stanno camminando verso Èmmaus, quando loro ancora non capiscono cosa è successo, per quanto riguarda la risurrezione di Gesù. Nel dubbio, nell’angoscia, nel loro blocco, Gesù si aggiunge al loro cammino, finché nel momento di spezzare il pane, manifesta il Suo volto e la Sua identità a questi due discepoli. Lo scenario è un movimento, un cammino. Il cammino è un simbolo fondamentale della vita dell’uomo.
L’uscita dall’Eden per Adamo ed Eva è un cammino; il ciclo di Abraham è un cammino; l’Esodo è un cammino; la vita terrena di Gesù è un cammino. Senza cammino, si è senza vita. Finché c’è la vita, l’uomo ha bisogno di alzare i piedi e prendere la strada. Tuttavia, nessun cammino è in solitaria. Tutti i cammini sono cammini con Gesù, in Gesù, e per Gesù. Perciò, nella via verso Èmmaus, Gesù diventava il loro compagno e non lasciava mai l’uomo da solo. Come Agar, serva egiziana di Sara, quando piangeva nella strada, incontrava il soccorso di Dio.
La direzione del cammino è verso Luce e verso Dio, come è per tutti i viventi. L’erba cresce verso l’alto; i fiori fioriscono verso il sole; il bambino cresce verso il cielo. Lo stesso, il cammino verso Èmmaus è il cammino verso la conoscenza di Dio. Come diceva San Giovanni Paolo II:
«La luce della Parola scioglieva la durezza del loro cuore e “apriva loro gli occhi” (cfr ivi, 31). Tra le ombre del giorno in declino e l’oscurità che incombeva nell’animo, quel Viandante era un raggio di luce che risvegliava la speranza ed apriva i loro animi al desiderio della luce piena. “Rimani con noi”, supplicarono. Ed egli accettò. Di lì a poco, il volto di Gesù sarebbe scomparso, ma il Maestro sarebbe “rimasto” sotto i veli del “pane spezzato”, davanti al quale i loro occhi si erano aperti».[1]
Il cammino dell’uomo è come il cammino di Èmmaus; sembra tutto oscuro, ma tutto illuminato; sembra tutto triste, ma la tristezza prima o poi trasforma in gioia.
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara.
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[1] Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica: Mane Nobiscum Domine, per l’anno dell’Eucaristia (ottobre 2004-ottobre 2005), il 7 ottobre 2004. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_letters/2004/documents/hf_jp-ii_apl_20041008_mane-nobiscum-domine.html