Per vivere bene e vivere felicemente, ciascuno di noi ha bisogno della via, la verità e la vita. In questo punto, finché c’è Gesù, c’è tutto; Gesù può soddisfare tutti i bisogni di ieri, di oggi, e di domani. Come un Padre misericordioso, anche Gesù prende tutte le possibilità di venire incontro per colui che crede in lui. Dunque, dopo la resurrezione, Gesù rimane nella terra per accompagnare ancora per un periodo i suoi cari, anche se il mondo terrestre non è la Sua residenza permanente. Come disse nell’evangelo di questa domenica, prima di andare via, Gesù stava cercando di rivelarsi di più: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore». In seguito, Tommaso domandava a Gesù come arrivare alle dimore del Padre celeste. La risposta di Gesù è «Io sono la via, la verità e la vita». Alla base di quest’affermazione, è necessaria l’imitazione di Gesù.
Imitare Gesù significa soprattutto imitare la Sua fede sul Padre celeste. La fede è capace di credere quando ancora non posso vedere; vivere il futuro già promesso, anche se il futuro ancora non sia arrivato. Sant’Agostino così commenta questi versetti: “Per dove vuoi passare? Io sono la via. Dove vuoi arrivare? Io sono la verità. Dove vuoi fermarti? Io sono la vita» (Sermone 142).
La vita dell’uomo è un cammino, che è una via. La verità è che per questa via si va alla morte e oltre la morte per arrivare al Regno di Dio, perché l’uomo è mortale. Tuttavia, la morte non è l’ultima parola. La storia umana inizia dalla grazia, invece che dal peccato. Peccato significa una rottura della relazione; senza relazione, non si può parlare di peccato. La storia viene prima dalla relazione tra Dio e l’uomo, ossia dalla grazia. Quindi, il cammino dell’uomo è un ritorno verso la grazia, che è la fonte della vita e la Verità della verità. È stato l’uomo che, non essendo capace di vedere la grazia abbondante e incondizionata di Dio, fa entrare il peccato. Vede nel frutto dell’albero della vita soltanto un frutto, ma non vede che questo albero in realtà è un segno della fiducia e dell’alleanza. Di più, l’albero della vita già appartiene all’uomo, soltanto non può mangiarlo. O meglio, ci serve una preparazione per poter essere capaci o degni di goderne il frutto. Tuttavia, l’uomo limitando l’amore e la potenza di Dio, faceva entrare il peccato, come avevano fatto Eva e Adamo. Loro pensavano che solo la propria forza di prendere il frutto proibito, fosse l’unica via per averlo, ma non vedevano altre dimensioni e altri tentativi. Quindi, la Verità è dentro Dio, e c’è tutto; la via è abbi la fede e cerca sempre di allargare la propria visione per non limitare Dio nella propria conoscenza; così è la via per conoscere la verità e La Verità ci farà liberi.
«E come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1 Cor15, 22).
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara.