La fede cristiana è una fede verso l’amore. La persona più fedele, più religiosa e più spirituale è colui che ama di più. Se sentiamo la difficoltà di amare, forse almeno possiamo tornare ad imitare il nostro Maestro Gesù Cristo, e da Lui, c’è una fonte di amore. Prima di salire al Padre, Lui prega il Padre per mandare un altro Paràclito, così i suoi non rimangano soli. In realtà, questa benedizione è un gesto fruttuoso d’amore. Come i genitori, quando non possono prendersi cura dei loro figli o figlie, quando sono ancora piccoli o piccole, loro cercano una babysitter o chiedono un favore dai nonni. Quando i figli o le figlie diventano grandi, e stanno per partire in un paese lontano per studiare o lavorare, quello che loro possono offrire è la loro benedizione insieme a una scorta di cibi e degli aiuti economici. Lo stesso, Gesù, motivato dall’amore, cercava un modo per accompagnare i suoi cari per sempre: ecco la venuta dello Spirito Santo. Allo stesso tempo, Lui li consolava: «Non vi lascerò orfani: verrò da voi» (Gv 14,18).
Tutti noi vogliamo un’unione perfetta con i nostri cari, tuttavia, finché saremo dentro il nostro corpo, sarà impossibile aver questo tipo d’unione. Ad esempio, non possiamo condividere la malattia dell’altro sul nostro corpo; quanto sia difficile veramente capire i pensieri dell’altro. In realtà, tutti i conflitti relazionali tra i vicini sono a causa della finitudine umana, ossia uno non può entrare nell’altro, sia fisicamente sia spiritualmente. In questo senso, un gesto più efficace per trascendere i limiti umani è la preghiera e la benedizione verso l’altro, come Gesù faceva. Anche se Lui deve salire in cielo e non può rimanere per sempre, ma lui prega per i suoi cari e chiede al Padre di mandare il Paraclito. C’è una canzone cinese Le Ali degli Angeli 天使的翅膀canta: «se io se ne vado, prego il cielo per venire un angelo per accompagnarti e amarti».
Thomas Merton una volta, quando iniziava a vivere nel suo l’eremo, scriveva, «ognuno di noi deve stare in piedi da solo». Quindi, anche con Gesù, non possiamo possederlo per sé. L’amore è dipendenza, ma la dipendenza non è l’amore. Il vero amore è uno che aiuta l’altro ad avere più possibilità e capacità di credere nell’amore, ossia credere in Dio. L’esercizio spirituale dell’uomo è esercitarsi per avere più fiducia verso l’altro, come aver più fede verso Dio. Come scrive san Ireneo nel secondo e Terzo secolo, «Gloria Dei est vivens homo» e «Vita hominis visio Dei».
La parola è il segno della relazione. La donazione della parola è la donazione della relazione. Gesù continuamente donava la sua parola: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». (Gv. 15, 9-11)
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara.
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