La festa dell’Pentecoste non è solo la festa della donazione dello Spirito Santo ma anche la festa della missione. Il cristianesimo è una religione della missione, come dice Gesù nell’vangelo di questa domenica: «Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi». Gesù è venuto a questo mondo non per caso, ma per un sogno del Padre – amore e salvezza per tutti gli uomini. Pertanto, Gesù soprattutto è un missionario, colui che è mandato dal Padre per realizzare il Suo disegno. Lo stesso vale anche per i cristiani che portano in sé l’identità di missionario, perché i cristiani sono mandati da Gesù per continuare la Sua missione sotto ispirazione dello Spirito Santo. È lo Spirito Santo che ci mostra la mappa e indica la strada per annunciare il messaggio di Gesù Cristo. Come medita S. Giovanni Paolo II sui discepoli nei primi secoli, «il dono dello Spirito aveva liberato le loro energie più profonde, convogliandole al servizio della missione affidata loro dal Redentore. E sarà il Consolatore, il Parakletos, a guidarli nell’annunciare il Vangelo ad ogni uomo»[1].
La guida dello Spirito Santo si manifesta soprattutto nei doni dello Spirito: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Tutta la Sacra Scrittura è un libro della sapienza, che illumina gli uomini perché possano vedere ogni cosa con gli occhi di Dio, e credere alla grandezza di Dio che è fuori della nostra immaginazione, per questo è meglio arrendersi alla volontà di Dio che cercare sempre risolvere i problemi con la testa umana. Unire la mente con il cuore; unire amore con conoscenza. Come diceva Papa Francesco, «questo deriva dalla intimità con Dio…quando siamo in comunione con il Signore, lo Spirito Santo è come se trasfigurasse il nostro cuore e gli facesse percepire tutto il suo calore e la sua predilezione».[2]
Nel commento su Chuang Tzu, Thomas Merton, sacerdote trappista e famoso scrittore del secolo scorso, scopre che la differenza tra Antico e Nuovo Testamento è proprio un passaggio dalla legge allo Spirito Santo. Merton fu colpito dalla metafora di Chuang Tzu di “comprendere il significato e dimenticare le parole, prendere i pesci e dimenticare gli strumenti per la cattura del pesce”, e nella mente di Merton, Chuang Tzu stesso era un uomo così diretto e semplice, al di là delle parole e delle forme[3]. Come l’amore senza misura, lo Spirito Santo come l’acqua si adatta a qualsiasi forma senza sforzarsi. Tutto questo richiede all’uomo di ritirarsi, perché solo nel ritiro della forza umana, si lascia lo spazio per l’intervento divino – ispirazione dello Spirito Santo. Come l’uomo impara di guidare la macchina, all’inizio c’è la legge, il metodo che guida, ma appena l’uomo diventa capace di guidarlo, è lo Spirito che guida, non la legge o il metodo.
Che la festa della Pentecoste sia una festa della supplica allo Spirito Santo, che ci porti all’unione tra noi e Dio, perché l’uomo si lasci guidare da Dio attraverso lo Spirito Santo. Come disse Gesù, «Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi».
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara.
Fot. Mohamed Nohassi
[1] Omelia di Giovanni Paolo II, Domenica, 31 maggio 1998, Pentecoste, https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1998/documents/hf_jp-ii_hom_31051998.html (l’ultimo accesso 26.05.2023).
[2] Papa Francesco, Udienza Generale, 9 aprile 2014.
[3] Thomas Merton, The Way of Chuang Tzu, (London: Burns & Oates, 1995), p. 16.