Il simbolo forte del cristianesimo è la croce. La croce significa “rinnegare sé stesso” oppure soccombere. In realtà, la fortezza della nostra fede è proprio soccombere, soprattutto nel contesto della sfida. Ad esempio, quando a causa del rumore, non possiamo dormire bene, in questo caso, meglio accettare il rumore e la situazione difficile, invece di resistere. Perché più resistiamo, più difficile diventa dormire. Contrariamente, se accettiamo, “rinnegare sé stesso”, probabilmente il sonno arriverà normalmente, si riposa anche normalmente. La sapienza della Croce è soccombere ad ogni circostanza, perché il momento di dire “sì”, è una vittoria. Un altro esempio, quando uno è già abituato a rinnegare sé stesso, tutta le parole negative, critiche, i litigi, ecc., queste non hanno influenza verso di sé.
Gesù, finché non resiste alla Croce, la Croce si trasforma anche da simbolo della condanna a simbolo del trionfo. Finora, i cristiani prendono la Croce come simbolo della fede. Perciò, Pietro non capisce la sapienza paradossale, e entrava nella logica dell’uomo. Tuttavia, Gesù Cristo, con la sua pienezza della divinità e umanità, accetta il sacrificio della croce e finalmente vince la Croce.
Edith Stein, nella sua Scientia Crucis, dicendo, «La sera del Venerdì santo, ai piedi della croce. Il dolore della Madre di Dio è grande come il mare, lei vi sta immersa, ma è un dolore contenuto, ella trattiene con fermezza il cuore con la mano, perché non si spezzi, la morte vera appare in modo quasi spaventoso dalla bocca semiaperta del Salvatore. Ma la sua testa è rivolta verso la Madre, come per consolarla, e la croce è tutta la luce: il legno della croce è divenuto luce del Cristo».[1]
Sophia Lilin Wu – studentessa della Pontificia Università Gregoriana, professoressa della Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara.
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[1] Cf. “Un atto d’amore: la Croce di Cristo”, https://www.donorione-genova.it/un-atto-damore-la-croce-di-cristo/