Nella IV domenica di Avvento, ritroviamo la scena dell’annunciazione dall’angelo Gabriele verso Maria. L’introduzione è la benedizione «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te», quello che risuona nella parola del profeta Isaia, «pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7, 14). עִמָּנוּאֵל vuol dire Dio è con noi. Quando il re David si fu stabilito nella sua casa e poteva riposare da tutti i suoi nemici all’intorno, e mentre si domandava se dovesse costituire un tempio per il Signore, il profeta Natan anche disse a lui: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te» (2 Sam 7, 3). Dunque, «il signore è con te» come una parola di confermazione specialmente nei momenti di dubbio e incertezza, soprattutto davanti ad un fenomeno straordinario, oppure davanti ad una scelta della vita. Prima di mandare i suoi discepoli per la missione dell’evangelizzazione, si sente di nuovo Gesù dire, «ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Con questa benedizione «Il Signore è con te», Maria poteva dire il “fiat” e i discepoli potevano andare in tutto il mondo ad annunciare il vangelo. L’impossibile diventa possibile, e la limitatezza umana è trasformata dalla potenza divina, ossia la natura umana è elevata dalla grazia. Il tempio del Signore si trasforma nella carne umana, il grembo di Maria, una donna. Gesù, piena di Dio può anche incarnarsi piena dell’uomo, che aggiunge la cima della storia della salvezza fin dall’epoca della genesi. Il Messia è arrivato, e il Messia è uno di noi, uomini e donne.
Quando S. Giovanni Paolo II nella sua enciclica Fides et Ratio disse che la nostra conoscenza umana deve volare con due ali – fede e ragione, l’uomo ha la potenza di conoscere l’infinitezza. Ogni tanto, dipende solo dalla nostra forza, tante cose sembrano molto difficili da capire e gestire, perché la sola ragione non basta; però, all’uomo non è soltanto data la ragione, ma anche è donata la grazia da Dio; con la grazia, dono di Dio, la salvezza è discesa dal cielo, affinché l’uomo possa toccare la divinità ed essere simile a Dio, cioè, realizza la sua santificazione.
Quasi tutta la Sacra Scrittura e tutta la tradizione della Chiesa cattolica ci insegnano il dono della fede. È la fede ci fa vivere; è la fede che ci parla e ci fa credere «il Signore è con voi»; è la fede ci fa celebrare con gioia il Natale, perché questo bambino nel presepe è veramente un Salvatore. L’annuncio dei pastori non è una citazione ma la verità, perché pure alla loro conoscenza è annunciato dall’angelo come a Maria, «Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoria» (Lc 2, 10-11).
Sophia Lilin Wu – Dottorando della Pontificia Università Gregoriana.
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