La prima parola di Gesù nel vangelo di Giovanni è «che cosa cercate?», verso i suoi primi due discepoli. Questa domanda è fondamentale della vita che riguarda ciascuno di noi – «che cosa cercate». Il mondo di oggi è diverso rispetto al mondo di prima, perché ci sono più possibilità e più scelte; perciò, come fare discernimento diventa più urgente per l’uomo moderno, soprattutto per i giovani che hanno una vita davanti. Per esempio, con la globalizzazione e la facilità di accesso ad internet, studiare o lavorare fuori del proprio paese o dal proprio continente diventa più possibile rispetto a prima. Dunque, per la nuova generazione, c’è sempre la questione che esce dal profondo del cuore – «che cosa cercate?».
La risposta dei due discepoli è simile anche alle nostre reazioni: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro – dove dimori?». Quando cerchiamo di fare un discernimento per rispondere a quello che cerchiamo, anche noi naturalmente vogliamo una risposta pronta da un Maestro, Rabbì, un saggio oppure un profeta; colui che può prendere la nostra responsabilità per fare un giudizio, una scelta da parte nostra, così ci sentiamo più sicuri, soprattutto verso colui che ha la capacità di vedere il futuro. Perciò, vogliamo sapere dove dorme questa figura, così possiamo trovarlo più facilmente quando c’è bisogno di fare una scelta. Ecco, perché i due discepoli stanno domandano l’abilitazione di Gesù.
L’interazione da parte di Gesù è anche straordinaria, perché lui semplicemente disse, «venite e vedrete». Questo, infatti, indica anche che il modo di affrontare la confusione è “venire e vedere”, cioè, prendere i piedi e aprire gli occhi, ossia attraversare il fiume sentendo le pietre nel buio. Nessun successo avviene se rimaniamo fermi nella confusione del dilemma, ma la strada diventa sempre più evidente e illuminata quando prendiamo una strada e ci incamminiamo. Come Abramo, quando il Signore lo chiamava per farlo uscire dalla sua terra; lui è partito senza discutere con sé stesso giorno e notte se “rimanere o partire”.
La fede cresce nel cammino e il cammino è l’ottima medicina per curare i problemi della nostra indecisione. Come nel film di La Famille Bélier, la protagonista Paula Bélier aveva anche passato un periodo difficile per fare la scelta della vita. Paula è l’unica persona della sua famiglia che è dotata sia dell’udito sia della parola, mentre i suoi genitori e il suo fratello minore sono tutti sordo-muti. Però, con la dedizione da parte del suo insegnate di musica alla scuola, Paula scopre il suo talento musicale e nasce anche il sogno di partecipare al concorso presso la Radio Francese, così il vincitore potrà studiare alla suola musicale nel capitale francese. Tuttavia, senza Paula, nascono le difficoltà per la sua famiglia. Attraverso un duro periodo di discernimento e discussione, finalmente per lei è chiara la sua strada e anche tutta la sua famiglia diventa il sostengo per il suo sogno. Ecco, “venite e vedrete”, si crede e si va avanti.
Come il chanson che canta in questo film Je vole (Io volo):
Je me demande sur ma route (Mi domando la mia strada)
Si mes parents se doutent (Se i miei genitori dubitano)
Que mes larmes ont coulé (Che le mie lacrime scorrevano)
Mes promesses et l’envie d’avancer (Le mie promesse e la voglia di andare avanti)
Seulement croise en ma vie (Credi solo nella mia vita)Tout ce qui m’est promit…. (Tutto quello che mi era stato promesso)
Sophia Lilin Wu – dottorando di Pontificia Università Gregoriana.