Pian piano stiamo arrivando al momento cruciale per la vita cristiana – la festa della Pasqua. “Cruciale”, etimologicamente ha un’origine latina di crux, crucis, ossia la croce. Quindi, anche soltanto esplorando nella cultura europea, possiamo vedere il legame forte tra l’importanza e la croce. La festa di Pasqua inizia la Domenica delle Palme, tutta la liturgia è colorata da un’atmosfera di gioia – come la processione, il canto. Tuttavia, tra questa gioia, si profuma anche una melodia di tristezza estrema – dalle letture e dal vangelo. Un uomo puro, giusto, Figlio di Dio, alla fine è arrestato dal potere di questo mondo, ed è ucciso alla croce. Soprattutto, in quanto Figlio di Dio, sulla croce anche lui grida: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?» (Dio mio, Dio mio, perché mi ha abbandonato?). Forse, questo grido per ciascuno di noi non è sconosciuto, soprattutto quando siamo nei momenti di crisi oppure in attesa di una risposa, ma senza che niente si muova.
Il tempo sembra fermo da lì, Gesù spirò. Dio non ha salvato il proprio Figlio unigenito, e lo ha lasciato morire in croce. La morte sembra l’ultima parola per una persona, una vita, un vivente; però la vita di Gesù non si ferma qui. Mentre lui spirò, il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo. Il centurione, quello che ha testimoniato tutto, dice solo «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». La passione di Gesù si conclude con una sorpresa, un intervento divino dopo la Croce, il paradosso che ci si salva nella croce. Gesù, attraverso la sua passione, ci porta ad una nuova visione verso la nostra vita umana – la morte non è mai l’ultima parola per una persona. Dio esiste, e salva una persona anche dopo la morte.
Forse questo è il motivo perché si vede San Giovanni Paolo II che abbracciava sempre la croce, pregava e lasciava la sua schiena verso la telecamera, i fedeli dell’altra parte dello schermo. La croce è la dimensione cruciale per la vita, la via della salvezza, e la rivelazione della Verità. Come disse nell’ultima Domenica delle Palme di Papa Wojtyła, «voi oggi adorate la Croce di Cristo, che portate in tutto il mondo, perché avete creduto all’amore di Dio, rivelatosi pienamente in Cristo crocifisso…sempre più mi rendo conto di quanto sia stato provvidenziale e profetico che proprio questo giorno, la Domenica delle Palme e della Passione del Signore, sia diventato la vostra Giornata. Questa festa contiene una grazia speciale, quella della gioia unita alla Croce, che riassume in sé il mistero cristiano»[1].
È vero, la domenica delle palme è un’unione tra gioia e Croce. Soltanto attraverso la Croce, la gioia può essere compiuta e piena.
Sophia Lilin Wu, dottorando della Pontificia Università Gregoriana.
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[1] Giovanni Paolo II, Angelus, Domenica, 20 marzo 2005, https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/angelus/2005/documents/hf_jp-ii_ang_20050320_palm-sunday.html (accesso: 23.03.2023).