Quando pian piano arriva la primavera, anche l’orario cambia di un’ora rispetto a quello invernale, siamo nel giorno della resurrezione. Il giorno dovrebbe essere più gioioso e pieno di vita. Tre giorni di triduo, Giovedì Santo siamo nell’ultima cena, e poi l’arresto del Signore. A Roma, tantissime Chiese rimangono aperte per l’adorazione. Con gli amici, abbiamo fatto le preghiere in qualche Chiesa nel cuore di Roma, cercavamo di capire, dove è Gesù, perché Gesù non è nel luogo solito luogo. Venerdì Santo, digiuno, preghiera, fino all’ora della Passione, arrivando anche al grande silenzio. Il silenzio, ci porta ad una riflessione, un ritiro, un momento forte di vivere con la crocifissione. Avevo un nutrimento e un grande riposo nella Chiesa, meditando la vita di Gesù e la vita di ciascuno, pregando per i viventi e i morti. Quante volte, anche la nostra vita sembra cadere nel sepolcro, sembra senza uscita, sembra un prolungamento del Venerdì Santo, di gridare «Dio mio, Dio mio, perché mi ha abbandonato?».
Sabato Santo, la giornata lo stesso rimane nel grande silenzio, eravamo nell’adorazione, fino alla liturgia – in tutte le Chiesa risuonano le campane e si ricanta il Gloria. Il silenzio viene interrotto. Mezzanotte, stiamo cucinando la torta, siamo nella festa finché l’alba ritorni. Nella tradizione Polacca, la liturgia della risurrezione dopo la vigilia è nella mattinata alle ore 5 oppure 6. Quindi, di solito nel Sabato Santo, si dorme poco, ma si nutre la felicità della vittoria – la vittoria della Croce che vince la morte. Abbiamo sufficiente motivo per celebrare questa festa della vigilia e della resurrezione, come una melodia di ritornare nel giardino di Eden, di riabbracciare l’albero della vita, di riavere quello che avevano perso i nostri antenati e noi stessi a causa dei peccati. Non c’è una letizia più grande di riprendere un tesoro che si era perso, come ritrovare un amico, ristabilire una relazione, riabbracciare una persona cara. Ecco, quando stiamo condividendo la torta, i cibi, quando siamo scambiamo i regali, gli auguri di Alleluia, siamo anche nella comunione della celebrazione della vita, della risurrezione – Cristo è Risorto! Veramente Risorto!
Con Cristo Risorto, tutta l’umanità ritrova il senso della vita, come disse San Giovanni Paolo II, «l’uomo trovi l’autentico significato dell’esistenza e di sopraffarlo con la vigilata e sigillata pietra del sepolcro. Ma quella pietra fu ribaltata. Cristo è risorto».[1] La festa della risurrezione ristabilisce l’ordine di cosmo e la società umana, anche il ritmo della vita quotidiana. Non mollare quando sei ancora nel Venerdì Santo perché, dopo tre giorni, tutto cambia e si rinnova. Cristo Risorto è la speranza per l’attesa con pazienza. Lascia Dio agire e lascia Dio di rivelarsi e di manifestarsi, di aiutarci in qualsiasi situazione, perché nessuno sa dopo questo momento d’attesa, che cosa ci aspetta, cosa ci arriverà.
Sophia Lilin Wu, dottorando di Pontificia Università Gregoriana.
Fot. Zachary Olson/Unsplash.com
[1] Giovanni Paolo II, Messaggio Urbi et Orbi di Sua Sanità Giovanni Paolo II, Domenica di Pasqua 6 aprile 1980, https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/urbi/documents/hf_jp-ii_mes_19800406_easter-urbi.html.