L’Apostolo San Tommaso ormai è un santo che ci fa pensare come possiamo credere in Gesù senza vederlo. La sua testimonianza forse è la più attuale, perché il mondo di oggi è più incedulo rispetto a prima, con la mancanza delle vocazioni e lo scarso numero di persone che veramente hanno interesse alla fede Cristiana. L’atteggiamento di San Tommaso Apostolo è un atteggiamento che è familiare a tutti noi – uomini e donne nel mondo moderno. Se non vediamo oppure non accade una visione / miracolo, non vogliamo credere; perciò la credibilità diventa un tema molto popolare nel campo della teologia.
La grazia che è data a San Tommaso Apostolo è la rivelazione diretta da parte di Gesù. Nonostante sapesse i suoi pensieri e il suo cuore, Gesù si avvicinò positivamente per fagli toccare il suo fianco. Basta questo gesto, e Tommaso poteva parlare spontaneamente «mio Signore e mio Dio!» – che indica le due nature di Gesù Cristo, natura umana e natura divina. Attraverso il tocco di San Tommaso al fianco di Gesù, si conferma che il corpo di Gesù è palpabile, che rimane lo stesso di prima, ma anche è incorruttibile (Cf. S. Gregorio. Omilie. xxvi.). Gesù è veramente risorto, tutta la sua persona, il suo corpo è risorto.
Questa testimonianza è molto profonda e l’incontro personale con Gesù è immancabile, soprattutto quando siamo nei dubbi oppure nella sfida della credibilità. La misericordia divina sicuramente non ci lascia soli, e sempre ci viene incontro, come la manifestazione di Gesù a Tommaso. Per noi, Gesù anche si fa toccare, si fa sentire, ci fa stupire e si fa vedere con vari modi. Perciò, la seconda domenica di Pasqua è la domenica di divina misericordia che è stabilita nel Giubileo dell’Anno 2000.
Quando preghiamo «mio Signore e mio Dio!», stiamo anche riconosciuto la misericordia di Dio. Papa Francesco dice, «La misericordia è una vera forma di conoscenza. Sappiamo che si conosce attraverso tante forme. Si conosce attraverso i sensi, si consce attraverso l’intuizione, attraverso la ragione e altre forme ancora»[1].
Così disse San Giovanni Paolo II :
«Il Maestro divino aveva più volte preannunciato che sarebbe risuscitato dai morti e più volte aveva dato le prove di essere il Signore della vita. E tuttavia l’esperienza della sua morte era stata così forte, che tutti avevano bisogno di un incontro con Lui, per credere nella sua resurrezione: gli Apostoli nel Cenacolo, i discepoli sulla via per Emmaus, le pie donne accanto al sepolcro…Ne aveva bisogno anche Tommaso. Ma quando la sua incredulità si incontrò con l’esperienza diretta della presenza di Cristo, l’Apostolo dubbioso pronunciò quelle parole in cui si esprime il nucleo più intimo della fede: Se è così, se Tu davvero sei vivo pur essendo stato ucciso, vuol dire che sei “il mio Signore e il mio Dio”».[2]
Sophia Lilin Wu, dottorando di Pontificia Università Gregoriana
[1] Papa Francesco, Regina Caeli, Domenica della Divina Misericordia, 23 aprile 2017.
[2] Papa San Giovanni Paolo II, Veglia di Preghiera presieduta dal Santo Padre Giovanni Paolo II, XV Giornata Mondiale della Gioventù, Tor Vergata, 19 Agosto 2000. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2000/jul-sep/documents/hf_jp-ii_spe_20000819_gmg-veglia.html (accesso: 06.04.2024)