L’incontro tra Gesù e i due discepoli di Emmaus ci illumina di nuovo sull’eccellenza della resurrezione. Questo evento supera la logica umana e solo attraverso la grazia, la fede si può capire e credere. Come i due discepoli di Emmaus, finché non sono faccia a faccia con Gesù risorto ancora per loro non è facile credere. È stato Gesù, mentre mangiavano con loro, che spiega loro e li illumina. Loro iniziano a confermare che Gesù è veramente risorto. Dopo questo incontro, i due discepoli di Emmaus cercavano di raccontare tutto quello che successo agli altri undici discepoli. Gesù, in quel momento, appariva in mezzo a loro, e tutti di nuovo vengono assaliti dai dubbi ed erano turbati. Però, Gesù, in carne ed ossa, conferma un’altra volta della sua vera risurrezione. Da questo episodio, si vede il significato della comunità; ossia l’incontro con Gesù non rimane una cosa individuale, ma da condividere con gli altri. Attraverso quella condivisione, si aumenta la sicurezza e la certezza.
In realtà, tutto l’avvenimento della resurrezione non è mai una novità, ma è un evento che Gesù aveva predetto da tempo, e include la Sua Passione come la via per arrivare al fine della resurrezione. Quindi, tutto è già scritto nella Scrittura, soltanto ci serve un’illuminazione per aprire la mente e per poter capire la parola della Scrittura.
È la vita che apre la mente per comprendere quello che è già scritto. È la vita che ci aiuta per dare una conferma di quello che abbiamo già ascolto. La Scrittura è parola di vita, e ci vuole anche la vita per testimoniarla.
Come disse nell’omelia dell’inizio di Pontificato di San Giovanni Paolo II, «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!»[1]
Ogni esperienza umana, ogni episodio della vita propria, ogni Ruah, può essere un’occasione, un’opportunità per aprire le nostre menti. Perciò, la vita di per sé è una ricchezza, una risorsa per capire veramente la Scrittura e per veramente credere che Gesù è il Cristo.
Sophia Lilin Wu, dottoranda di Pontificia Università Gregoriana.
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[1] San Giovanni Paolo II, «L’omelia di Giovanni Paolo II Per l’Inizio del Pontificato» n. 5, 22ottobre 1978, https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1978/documents/hf_jp-ii_hom_19781022_inizio-pontificato.html (accesso 13.04.2024).